Così la Messa in Tv ci salva dal caos
martedì 17 marzo 2020
La televisione che doveva aiutare gli italiani a stare a casa è finita nel caos. Da una parte ha creato palinsesti per i ragazzi senza scuola, dall’altra è scivolata di pomeriggio sul gender con Vieni da me di Rai 1. Ma non solo: la maggioranza dei programmi sono saltati uno dopo l’altro. Non è bastato chiudere gli studi al pubblico. Troppa gente lavora dietro le quinte. C’è per fortuna un programma, se così si può definire, che invece si consolida e registra una crescita esponenziale negli ascolti: è la Messa. Un dato per tutti: domenica 1° marzo su Rai 1 è stata seguita da 2 milioni e 146 mila spettatori; l’altro ieri da ben 3 milioni e 483 mila. Ascolti in crescita anche per le altre emittenti: da Rete 4 a Tv2000, alle tv locali. In questo caso, però, pur essendo questa una rubrica di critica televisiva, non ci interessa valutare la qualità delle riprese o chissà che cosa. Non avrebbe senso. Merita semmai ricordare che in Italia la Messa in tv va in onda ininterrottamente dal 10 gennaio 1954, sette giorni dopo l’avvio ufficiale della programmazione. Regista e direttore delle trasmissioni religiose era allora il gesuita Nazareno Taddei la cui idea iniziale era di trasmettere la Messa celebrata da Pio XII in San Pietro nella notte di Natale del 1953. Il Papa in un primo momento acconsentì. Poi ci ripensò, confermando una certa diffidenza nei confronti del nuovo mezzo. A Pio XII si deve comunque la prima Esortazione sulle trasmissione televisive, diffusa il 1º gennaio 1954, nella quale intravede addirittura nella televisione un mezzo per riunire le famiglie, anticipando l’idea di nuovo «focolare domestico». Ma non solo: a suo giudizio «la televisione ben regolata può costituire un mezzo efficace di saggia e cristiana educazione». Però «è altrettanto vero – aggiunge – che la medesima non è scevra di pericoli per gli abusi e per le profanazioni a cui potrebbe essere condotta dalla debolezza e dalla malizia umana», introducendo «tra le stesse pareti domestiche» un’«atmosfera avvelenata di materialismo e di edonismo». Insomma, Pio XII aveva visto lontano anche se non avrebbe mai immaginato che il seguire la Messa in tv, con l’emergenza Coronavirus, poteva assolvere in qualche modo al precetto festivo.
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