Così in Sicilia crollano i prezzi degli ortaggi
domenica 3 marzo 2024
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roppa offerta, domanda ai minimi, prezzi al tracollo. Gli economisti la chiamano legge di mercato. Gli agricoltori disastro. Questa volta accade in Sicilia e colpisce principalmente gli orticoltori dell’Isola i cui prodotti sono di grande qualità ma in quantità eccessiva, tanto da intasare i mercati all’ingrosso e spingere al ribasso i prezzi, ricordando a tutti che l’agricoltura e l’agroalimentare soffrono ancora di questi problemi. A raccontare tutto è il Corriere Ortofrutticolo – la maggiore testata specializzata online sul comparto – che spiega: «Dai mercati generali di Palermo e Villabate, oggi i produttori di ortaggi sono tornati afflitti e sconsolati». Basta sapere che nei magazzini del mercato generale del capoluogo pochi giorni fa erano invenduti, tanto per fare qualche esempio, 6mila mazzi di carciofi ognuno con 20 pezzi di “Spinoso palermitano” e che i pochi che sono stati venduti hanno spuntato un prezzo da 7 a 10 euro e cioè da 35 e 50 centesimi a carciofo. Domanda pari a zero o quasi per i broccoletti e i finocchi, un po’ meglio per i broccoli che tuttavia hanno spuntato quotazioni attorno ai 50 centesimi. Non va meglio per prodotti di gran pregio come il pomodoro di Pachino Igp i cui prezzi alla produzione coprono a mala pena i costi. In generale, poi, i produttori di pomodori nelle diverse declinazioni varietali parlano di prezzi «quasi mortificanti». Mentre per le fragole, pare che una cassetta da due chili al massimo possa sperare in un prezzo tra i 5 e gli 8 euro. Per i limoni, infine, la concorrenza spagnola ha messo in ginocchio le produzioni siciliane facendo in modo che il prezzo medio di mercato pagato al produttore arrivasse a 30 centesimi per quelli destinati al consumo fresco e a 15-20 per quelli industriali. Prezzi ai minimi, quindi, un po’ su tutta la linea di produzione orticola e frutticola siciliana e cioè per uno dei comparti più importanti per l’intera ortofrutticoltura nazionale. Si tratta del risultato di cause concomitanti che vanno dalla concorrenza di altre aree di produzione nel Mediterraneo, all’aumento della produzione locale (magari per scelte sbagliate compiute qualche anno fa sull’onda di aumenti effimeri del mercato). Una condizione di fronte alla quale un po’ tutti i tecnici indicano correzioni già note ma ancora oggi scarsamente applicate: la maggiore capacità di prevedere l’andamento dei mercati e la più forte organizzazione da parte dei produttori incapaci, ad oggi, di aggregarsi in forme e dimensioni che riescano a controbilanciare i fenomeni avversi che (anche improvvisamente) si determinano nel gioco tra domande e offerta. Ma sono così importanti (solo per prendere due tra questi prodotti) i broccoletti oppure i limoni siciliani? Certamente sì, per l’indotto che generano, per il significato agricolo che hanno e per il reddito e l’occupazione che possono determinare. Quanto accade in Sicilia, poi, può trasmettersi anche in altre aree agricole dello Stivale e deve essere considerato con grande attenzione. Anche da queste situazioni “locali”, in altri termini, passa la complessità del periodo che l’agricoltura e l’agroalimentare stanno attraversando. © riproduzione riservata
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