mercoledì 11 marzo 2015
Il tablet sta lì; prima sul tavolo, poi sul baule, adesso su una pila di libri. Ogni volta che riordino lo allontano un po' alla vista. L'inverno mi sembrava la stagione giusta per familiarizzare con lui ma non è successo. Il poco tempo che avanza al lavoro fisico, alle incombenze domestiche, richiama alla lettura: un libro in mano, da che ero bimbo, segna il mio tempo libero spartendoselo col camminare. Leggere richiede tempo e concentrazione ma può modificare lo sguardo sulle cose, sui rapporti; possedere a portata di tasto l'intero scibile umano produce un senso di vaga onnipotenza non confermato nei fatti.Il problema delle macchinette è il troppo. “Troppo stroppia” si diceva sui monti. C'è un limite, molto variabile secondo il variare delle personalità, delle attitudini, degli interessi, ed è determinato dalla materialità, dal concretizzarsi dell'esperienza. Superare il limite della realtà per accedere ad una virtualità capace di intersecare la quotidianità arricchendola, non impoverendola, è tutt'altro che assodato. Che tutti, intorno a me, lo diano per scontato non mi rasserena. L'indubbia convenienza commerciale della connessione lascia aperto il problema ma noto molto più asservimento che lo schiudere di spazi di libertà.
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