martedì 17 gennaio 2023
La burrascosa separazione tra la cantante colombiana Shakira e il calciatore catalano Piqué, con canzone vendicativa da milioni di ascolti, dovrebbe appartenere al gossip, ossia al pettegolezzo sui vip, roba da rotocalchi, non da quotidiani e quindi fuori giurisdizione per Press Party. Poi però accade che la vicenda appaia al centro della prima pagina del quotidiano più diffuso (anticipato di un giorno dal “Messaggero”, 14/1); che intervengano firme nobili e impegnate del giornalismo, soprattutto al femminile; e allora ci tocca occuparcene. Fotonotizia in prima e due servizi interni per il “Corriere” (15/1), firmati da Candida Morvillo e Aldo Cazzullo. «Shakira che le canta a Gerard Piqué, reo di essersene andato con una ventiduenne dopo dodici anni d’amore e due figli, raccoglie ola in tutto il mondo» scrive Morvillo. «Lui ha dieci anni meno di lei; ma non è il più forte» annota Cazzullo. Il calciatore smette di calciare, la diva pop non smette di cantare. Per Cazzullo la frase chiave della canzone non è quella con il Rolex e il Casio, o la Ferrari e la Twingo. È questa: «Mi hai resa più dura / la donna non piange, la donna fattura». La “Repubblica” (15/1) ricorda altri casi di revenge pop, vendetta cantata. Maria Laura Rodotà (“Stampa”, 14/1) storce il naso, la canzone «non è un capolavoro». Ammette che «Shakira si è dimostrata una buona capitalista, capace di investire in un abbandono coniugale (...) e guadagnarci molto», tuttavia «come femminista fa discutere», cosa grave assai. La “Stampa” (16/1) raddoppia con Elena Stancanelli, titolo: «Non ci resta che fatturare». Commette un errore irrisorio per molti ma imperdonabile per gli appassionati di calcio – Piqué, cara Stancanelli, non è un portiere – e trae conclusioni alte e assai femministe, Rodotà permettendo: «Le donne devono avere accesso agli studi e devono guadagnare abbastanza, perché le società siano in equilibrio», e ancora: «Shakira ha dimostrato che, dopo un divorzio, il denaro è il miglior alleato delle donne». L’unica voce di prudente dissenso viene ancora da una donna ma non su un quotidiano di destra. Scrive Silvia Truzzi sul “Fatto” (16/1): «La canzone è stata salutata come un inno femminista. A noi è più che altro sembrata un tantino volgare». E noi, un tantino annoiati, la chiudiamo qui. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: