mercoledì 22 gennaio 2020
Non ho mai capito la rovinosa alternativa per cui l'inglese e l'informatica, oppure l'educazione alla cittadinanza e alla salute debbano sostituire e non piuttosto integrare altre discipline come il latino e il greco, lo spagnolo e il cinese, il diritto e l'economia. Aumentare e accrescere, non diminuire e sottrarre: et et e non aut aut deve essere la misura della nostra scuola. Perché ciò che potrebbe essere un più diventa un meno? Questo si può evitare con provvedimenti radicali e investimenti reali: dilatare gli orari scolastici e pagare adeguatamente i professori. Una scuola aperta h 24, consentirebbe di allargare il ventaglio delle discipline, agevolare o addirittura sostituire i compiti di casa, introdurre attività formative e creative come il teatro e lo sport, favorire il confronto col mondo delle professioni, riconoscere ai ragazzi momenti di autonomia responsabile. Una scuola restituita agli studenti non solo creerebbe più opportunità di crescita personale, ma sarebbe anche garanzia di giustizia e anche di protezione sociale soprattutto nei territori svantaggiati del Sud. Penso alla scuola come al luogo dove gli studenti possono munirsi di "scarponi chiodati" direbbe Mandel'stàm; dove non si rendano deboli i saperi ma forti gli allievi; dove giovani e adulti condividono la bellezza tremenda e stupenda di quella cosa che chiamiamo vita.
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