martedì 3 aprile 2012
Perché di tanto in tanto si torna a discutere di compiti durante le vacanze? Per me non è mai stato un problema. Semplicemente, non davo mai compiti. Durante le vacanze ci si riposa. Altrimenti, perché chiamarle vacanze? Parlo di bambini di scuola elementare. Ma penso anche ai ragazzini più grandi. Chiunque abbia un ragazzo in prima o seconda media, penso che sia impressionato dalla mole di lavoro che il figlio si porta a casa ogni giorno. Matteo, in seconda media, studia il Decamerone (sia pure nella versione modernizzata di Piero Chiara), fa analisi raffinatissime del testo, con divisioni in sequenze minuziose, riflessioni personali accurate, riassunti che non superino le ottocento parole. Un lavoro interminabile. Poi ci sono tutte le altre materie. I libri di testo per ragazzini di undici dodici anni a volte sembrano fatti per studenti universitari. Il mondo è diventato più difficile da decifrare ed è quasi inevitabile che i ragazzi comincino presto a familiarizzarsi con concetti che non sarebbero mai stati proposti ad alunni di cinquant'anni fa. Dunque studiare è diventato oggettivamente più difficile e faticoso. Quanti padri e madri sono obbligati a fare i compiti con i figli, anche con i più coscienziosi che, semplicemente, a volte non ce la fanno a stare dietro a un diario che trabocca di lavori? Sono tuttavia convinto che uno studio accurato e severo non possa fare troppo male, specie per ragazzi che della superficialità e dell'approssimazione fanno spesso uno stile di vita. Ma se chiediamo loro impegni tanto gravosi, lasciamo che si riposino almeno durante le vacanze. La paura di insegnanti e genitori è che durante le vacanze “dimentichino” quello che hanno imparato. Suvvia, siamo seri e onesti. Nessuno ha una memoria tanto labile da dimenticare in otto-dieci giorni uno studio di mesi. Se lo studio è stato efficace e ha coinvolto a fondo i ragazzi, non sarà cancellato da una pausa tanto breve. Le vacanze servono a tutti per ritemprarsi. Anche ai bambini. Naturalmente sarebbe meglio utilizzarle per fare una corsa in bici nei parchi, per leggere un libro o per godersi una gita con i genitori, anziché stando davanti al computer o alla televisione. Ma qui ogni famiglia deve interrogare se stessa e trovare le risposte giuste.
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