sabato 4 gennaio 2020
Un altro anno è passato. Non bastavano quelli già trascorsi per guadagnarci l'eternità? E poi come sarà questa vita futura della quale abbiamo così poche notizie. In realtà costruiamo tutto sulla fantasia, sulle brevi e lontane parole di un figlio di Dio che non abbiamo mai visto e quando è l'ora ce ne andiamo con gli occhi chiusi. Come è strana l'umanità: abbiamo bisogno di certezze, di carte firmate su interessi e fatti che riguardano l'anno prossimo e ci accontentiamo delle parole che nei secoli addietro ci hanno trasmesso, senza firma di avvocati, i testimoni modesti. I loro scritti non sono facili da tradurre nella nostra vita di oggi dove è quasi impossibile trovare paragoni con i loro giorni, con il cammino fatto a piedi, con il modo di raccontare le nuove verità gridando ad alta voce per lunghe strade, lasciando righe scritte che dobbiamo essere capaci di tradurre con parole adatte al nostro tempo. Oggi guardiamo i pochi presepi rimasti per tradizione nelle nostre case arricchiti da statue di antica fattura e li facciamo vedere agli amici come un'opera d'arte senza commozione mentre nella stanza accanto c'è Babbo Natale che aspetta le grida dei bambini e i sorrisi dei grandi se hanno ricevuto il regalo aspettato. Ma Babbo se ne va e, quando c'è, resta la povera capanna di Betlemme disadorna perché gli angeli non sono più di moda, né la stella cometa alla quale ci hanno oggi abituato i nostri scienziati che ogni tanto ce ne indicano una, che passa troppo veloce per essere certi di averla vista davvero. Ci rimane la Befana, una brutta vecchietta con qualche dente storto, gobba e infreddolita, coperta solo da uno scialle messo male. Non racconta da dove viene e dove va, né come sopravvive al cambio delle stagioni fino al prossimo Natale. Perché raccontare queste sciocchezze ai bambini di oggi che già all'asilo li ho sentiti parlare in due lingue diverse anche se non perfette, in modo da diventare subito abitanti del mondo intero? Come è difficile oggi creare quell'atmosfera di attesa del piccolo dio di Betlemme che fra pochi giorni non avrà più le luci del Natale già sommerso dalle grida del Capodanno e in attesa dell'ultimo giorno di vacanza. Cosa ci resta dei fiori di luce che hanno arricchito i cieli del mondo se non sappiamo dare a tutto questo una voce per la gioia di avere la vita, per la ricchezza di trasmettere la capacità di vivere, per la certezza di appartenere a uno splendido universo che grida lode a chi lo ha immaginato e creato. Per noi, per la nostra poca fantasia Egli ha dovuto creare anche per sé un corpo umano e fare in modo che toccandolo con le nostre mani, credessimo alle Sue promesse e al suo paradiso.
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