Col magnifico «Te Deum» di Hasse torna a splendere la luce della fede
domenica 2 gennaio 2011
Per un musicista attivo nei decenni intorno alla metà del Settecento non era per nulla facile trovare una traiettoria creativa personale e originale che potesse distinguersi tra le costellazioni luminose della tradizione rappresentata dai sommi Bach e Händel, da una parte, e l'astro nascente di maestri del calibro di Haydn e Mozart dall'altra; brillare di luce propria in quella sorta di "età di mezzo" che gli studiosi hanno via via cercato di definire come "tardo-barocco" o "pre-classicismo", in una galassia costellata di più o meno splendenti meteore come quella di Johann Adolf Hasse (1699-1783), autore la cui fama in vita risulta direttamente proporzionale all'oblio in cui è caduto dopo la sua morte.
Fu infatti Kapellmeister a Dresda al servizio del Re di Polonia ed Elettore di Sassonia, compositore ufficiale presso la Corte imperiale asburgica a Vienna e maestro del coro presso l'Ospedale degli Incurabili in quel di Venezia, ma oggi il suo nome torna a riaffiorare solo in occasione di alcuni sporadici progetti discografici che attingono qua e là all'interno di un vastissimo catalogo che spazia un po' tra tutti i generi, le forme e gli stili di un'epoca musicale ricca di fermenti innovativi.
Come quello firmato dal direttore Matthias Jung che, a capo dell'ensemble corale Sächsisches Vocalensemble e di quello strumentale della Batzdorfer Hofkapelle, ha impaginato un'antologia di opere sacre differenti per origine, ispirazione e destinazione liturgica (cd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music); vi troviamo raccolti due diversi adattamenti dell'inno Tantum ergo, le antifone mariane Regina coeli e Sub tuum presidium insieme con il maestoso affresco policromo delle Litaniae Lauretanae, che in oltre venti minuti di plastica eleganza e commovente bellezza si avvicinano alle più alte vette della devozione alla Vergine.
Ma è lo squillante ed energico Te Deum in re maggiore (la versione più celebre delle quattro attribuite ad Hasse, eseguita per la prima volta nel 1751) il brano prescelto per inaugurare il disco: un biglietto da visita attraverso cui il maestro sassone, nell'innalzare il canto di lode, gloria e ringraziamento a Dio, ci chiede di non tornare a oscurare il bagliore della sua stella artistica.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: