domenica 24 luglio 2011
“Europa” (giovedì, p. 1): «Una moschea di nome Gesù». “La Stampa” (venerdì, p.1): «La moschea dedicata a Gesù, profeta di pace… La prima volta nel mondo musulmano». Bella novità, ma con giudizio, e così ieri per Gian Enrico Rusconi (”La Stampa”, p. 1: «Sì al dialogo, ma la teologia è un’altra cosa») «è una buona notizia, messaggio di convivenza e tolleranza», ma non bisogna farsi illusioni: nessun sincretismo confusionario. Infatti che Gesù sia considerato “un” profeta, da quelle parti, è cosa nota, ma l’islam resta ciò che è, con tutta la sua distanza dal cristianesimo. Per questo, stesso giorno, basta leggere due titoli. “Giornale”, p. 15: «In Somalia muoiono di fame, e gli islamici respingono gli aiuti» e qui (p. 15): «Somalia: no degli shaabaab: niente aiuti»! Infatti i miliziani fondamentalisti replicano: «Qui non c’è la fame». In realtà ogni declinazione fondamentalista di qualsiasi religione, anche di quella cristiana – basterà ricordare qui le durissime parole di Giovanni Paolo II nel Messaggio del 1/1/1991 – è menzogna e bestemmia. Dunque ha ragione anche Rusconi, che però poi di suo bacchetta cattolici e protestanti accusandoli di resistenza al dialogo, ma fa il nome del cardinale Lehmann cui tuttavia addossa le parole di un «vescovo evangelico», che però resta anonimo. In coda una puntura del solito arsenico laico? Qui però un’appendice importante. Dopo il sanguinoso attentato di Oslo alti e immediati “strilli” contro il fondamentalismo islamico, poi rivelatisi infondati. Capita però che ieri vari Tg per rettificare il tiro insistano nel ricordare che l’attentatore, Andres Behring Breivik, è – testuale – «cristiano»! Fondamentalista cristiano? No. Egli è membro di una nota loggia razzista massonica, che con qualsiasi fondamentalismo cristiano, evangelico o cattolico, nulla ha a che fare…
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