Chi usa l’IA, come la usa e di cosa ha più paura
venerdì 8 dicembre 2023
Ne parliamo tanto, ma quanto nel mondo si usa l’intelligenza artificiale? Quali sono i programmi più utilizzati e per fare cosa? A rispondere a queste domande è appena arrivato uno studio, realizzato da Sujan Sarkar per Writerbuddy. Leggendolo si scopre, per esempio, che come numero di utilizzatori di sistemi di intelligenza artificiale l’Italia non compare nella lista dei primi venti Paesi, dominata da Stati Uniti (22,6% di tutto il traffico mondiale), India (8,52%) e (a sorpresa) da Indonesia (5,60%), Filippine (5,25%) e Brasile (5,22%). E la Cina? Possibile che con oltre 1 miliardo di abitanti la Cina non compaia in questa lista? La spiegazione è semplice: i cinesi tendono a usare anche in questo campo soprattutto i loro servizi, piuttosto che quelli internazionali trattati in questo studio. A confermare l’interesse per l’intelligenza artificiale è il fatto che
«i 50 principali strumenti di AI, nel periodo preso in esame (settembre 2022-agosto 2023), hanno generato oltre 24 miliardi di visite. Di questo enorme numero, ChatGPT da solo ha totalizzato 14 miliardi di visite, pari al 60% del traffico analizzato». Per capire quanto il mercato dell’intelligenza artificiale sia già molto più vasto di quanto pensiamo basti dire che questo studio ha analizzato ben 3.000 strumenti che la usano, «isolando i 50 più visitati, che da soli rappresentano l’80% di tutto il traffico del settore». Al secondo posto, alle spalle di ChatGPT, si è piazzato Character AI (con 3,8 miliardi di visite). Character.ai è un servizio chatbot simile a ChatGPT, con una differenza sostanziale: «gli utenti possono anche creare personaggi (veri o inventati) con precise personalità e poi pubblicarli nella comunità affinché altri possano chattare con essi».
Andiamo avanti. In totale i sistemi stile ChatGPT hanno generato la quota maggiore di traffico con 19,1 miliardi di visite. I generatori di testi, con 1,7 miliardi di visite nel periodo analizzato, si piazzano secondi, davanti ai generatori di immagini come Midjourney, che hanno registrato 1,6 miliardi di ingressi. E in Italia? Ad aiutarci è appena uscita una ricerca condotta da Ipsos insieme all’esperto Vincenzo Cosenza, su un campione di 1.500 persone di età compresa tra 16 e 65 anni. Il 70% dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale generativa per uso personale, il 33% per lavoro e il 25% per studio (la percentuale sale al 44% nel caso della Generazione Z, i nati tra il 1997 e il 2012). Lo strumento di IA più conosciuto è ChatGpt. In particolare la cosiddetta Gen Z usa più frequentemente l’intelligenza artificiale per la generazione di testi (52%), la sintesi (36%), la traduzione di lingue (33% che sale al 44% tra gli adulti) e la generazione di immagini (32%). Mentre sono ancora esigue le percentuali d’uso di strumenti per la generazione di audio (16%) e video (8%)». Ora che abbiamo inquadrato meglio quanti usano già sistemi IA e quali sono i programmi preferiti e da chi, resta una domanda importante. Quanti la temono? Secondo un sondaggio del Pew Research Center, la percentuale in America delle persone che si dicono preoccupate è salita negli ultimi mesi il 52%. In Italia, secondo un sondaggio condotto da YouTrend per la Fondazione Pensiero Solido,
il 59% delle persone la teme e chiede regole precise. Cosa possiamo fare per affrontare questi cambiamenti nel migliore dei modi? Dovendo sintetizzare una risposta per ragioni spazio, prendo a prestito una frase di Kevin Scott di Microsoft: «comprendere il ruolo dell’intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana è parte della senso civico dei cittadini del ventunesimo secolo». © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: