domenica 1 dicembre 2002
Il tempo è troppo lento per chi aspetta, troppo rapido per chi ha paura, troppo lungo per chi soffre, troppo breve per chi gioisce. Ma per chi ama non c'è tempo. Nel curioso libretto Ingannare il tempo di Gianni Chiostri, prefato da Giulio Andreotti e pubblicato dall'Ancora di Milano, trovo questa frase attribuita a H. Van Dyke, autore che non conosco. Essa si basa su una sequenza di elementi.
Ne scelgo uno, il primo: «Il tempo è troppo lento per chi aspetta». Mi pare che ben s'attagli a proporre una riflessione legata all'Avvento che proprio oggi inizia. Ciò che, infatti, spesso si registra nel nostro tempo è la cosiddetta "caduta del desiderio". Una caduta che di solito è banalmente ricondotta alla sola sfera sessuale, mentre in realtà essa è molto più radicale. Abbiamo tutto e non ci attendiamo più nulla. Pensiamo solo a cos'era l'attesa di un bambino di cinquanta e oltre anni fa, quando s'avvicinava il Natale e si rimaneva in ansia per i doni di quella notte. Che cosa mai può sorprendere un bambino di oggi, già colmato di tutti i giochi elettronici possibili e di tutti i cibi e i divertimenti immaginabili? È per questa sazietà, che ci riempie corpo e cuore, che il tempo è vissuto freneticamente alla ricerca di nuove sensazioni ed esperienze. Non sappiamo più vivere fremendo nell'attesa, scoprendo di avere un lungo tempo in cui, come suggerisce Gesù, dobbiamo "vegliare", con lo sguardo attento, lo spirito aperto, la coscienza tesa. È proprio questa veglia-attesa-desiderio a dare gusto e senso al tempo.
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