Cesare Segre, meglio la filologia o una critica moralmente ispirata?
venerdì 28 febbraio 2014
In sintesi antologica e per lettori informati ma non propriamente specialisti, il Meridiano Mondadori dedicato all'Opera critica di Cesare Segre permette di considerare la parabola di uno dei più autorevoli studiosi e teorici della letteratura del secondo Novecento. È lo stesso Segre, in uno scritto introduttivo, a chiarire le «ragioni di una scelta» antologica che mette tra parentesi l'attività di filologo, essenziale per definirlo ma «troppo specializzata», a vantaggio di quella critico-teorica. Unisco con un trattino i due termini perché Segre, mi sembra, è soprattutto un teorico anche quando scrive saggi su singoli autori, pur affermando ripetutamente che ha «sempre preferito la parola del testo a quella della teoria". Se questo è vero, è anche vero che l'euforia internazionale del ventennio trascorso «fra strutturalismo e semiologia» (1960-80) lo ha almeno in parte distratto e forviato. La solida formazione filologica gli ha permesso di evitare eccessi di astrazione e funambolismi che hanno reso famosa nel mondo la "nouvelle critique". Segre ne ha tenuto conto, ne ha visto i vantaggi e ne ha subito l'invadente egemonia. Ma quando evoca la discussione fra il russo Propp (l'analista delle fiabe) e il francese Lévi-Strauss (l'antropologo strutturale) si schiera con l' «empirismo» del primo piuttosto che con «l'esigenza dell'astrazione massima» del secondo. E tuttavia Segre può essere considerato il protagonista italiano della lunga avventura strutturalista che volle rendere la critica letteraria il più possibile scientifica. In questo progetto c'era forse un merito, che tuttavia conteneva un vizio. Fra metodi e teorie, si superò la misura. Le teorizzazioni partorivano gerghi e schemi. La lettura sembrò una prassi troppo soggettiva che andava anzitutto disciplinata. Tutti i critici precedenti sembrarono impressionisti, o dilettanti, o imperfetti precursori.Oggi Segre preferisce la filologia alla teoria e loda una critica moralmente ispirata. Il suo trionfale passato lo imbarazza un po'. E questo è un merito.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: