giovedì 29 settembre 2011
"Corsera" domenica: monumentale «Il Racconto» a firma Guido Ceronetti a tutta p. 39. Nome e cognome? «Ho detto tutto!», direbbe Peppino De Filippo. Incipit con citazione di Hobbes, «L'eresia», per introdurre il tema della pagina. Poi – tra storia e fantasia acrobazie e particolari pesanti su un lontano passato di chiese, tra «vuota cessi… con la botte e la mula» che circola «diffondendo un odore peggio dell'Inquisizione» (sic!), cimiteri, streghe, credenze ecclesiastiche con disprezzo del matrimonio, contestazioni millenarie dell'umanità divina di Gesù di Nazaret, strani nomi e cognomi di nobili, sentenze assurde messe in bocca al «canonico Rufino» sul «pulpito in Santa Maria della Scala in Chieri» con compiacimento dei «Padri Inquisitori» – la fantasia dell'Autore è senza briglie. Libertà, ovviamente, ma confondere le stranezze del «canonico Rufino», con l'affermazione evidenziata nel sommarietto che «alle donne fedeli a un solo uomo per lo stolto vincolo matrimoniale mai il Dio di Luce aprirà la casa», pare operazione truffaldina nei confronti della vera storia del cristianesimo evocato, sia cattolico che valdese, e serve solo a esaltare la fantasia dell'Autore vistosamente inebriato delle sue trovate. Dicono che Ceronetti scrive così bene che può scrivere tutto? Sarà vero, ma sorprende trovare errori di sintassi dovuti alla foga dell'autoesaltazione quasi onirica. Insomma una cascata di fantasie per descrivere una religione cristiana sempre e comunque, passato e presente, fatta di follie e repressioni, torture e barbarie. Libertà? Così pare. Quale conclusione? Solo questa: giri il foglio e, stesso "Corsera", grosso titolo a p. 41: «Il falò delle vanità giornalistiche». Impossibile dir meglio…
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