giovedì 6 agosto 2015
Porta il nome di Gelsomina Verde, vittima innocente della criminalità, l'Officina delle Culture a Scampìa aperta da qualche settimana in una ex scuola utilizzata dalla camorra come deposito di armi e dai tossicodipendenti come ricovero abusivo. Sarà un centro polifunzionale composto da una comunità alloggio per minori a rischio, una scuola di musica, teatro e cinematografia, un polo artigianale. E dove ora ci sono le cucine chiuse dalla Asl nascerà un ristorante-pizzeria sociale dove i ragazzi potranno imparare il mestiere e scegliere se cambiare vita.Il progetto, nato sette anni fa, è stato realizzato dall'associazione (R)esistenza Anticamorra, che nel 2012 ha ottenuto dal Comune l'affidamento della struttura, insieme ad altre associazioni del quartiere, con l'aiuto di 700 ragazzi provenienti da tutta Italia e di sette detenuti in affidamento dal carcere di Secondigliano. Uno di loro, Raffaele, ha sottoscritto il contratto per diventare socio lavoratore. Gelsomina Verde, operaia e volontaria, estranea alle logiche dei clan, aveva 22 anni quando, il 21 novembre 2004, fu torturata e uccisa nel pieno della prima faida di Scampia perché ex fidanzata di un affiliato. Fu uccisa con tre colpi di pistola alla nuca dopo ore di torture e il suo corpo bruciato. "La lotta alle mafia non si fa ai convegni, pronunciando parole che vengono tradite. La lotta alla mafia si fa offrendo lavoro e dando un'alternativa" afferma Ciro Corona, presidente di (R)esistenza e responsabile dell'Officina delle Culture. Lo fanno Napoli e Scampìa, riprendendosi anche i pezzi rubati da altri.
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