sabato 29 ottobre 2011
È splendido il tempo a Selinunte dove mi accompagnano gli amici di un nuovo Centro studi intitolato ad Alcide De Gasperi. Sono giovani che ripropongono con fede e coraggio i principi di una politica ispirata al bene comune attraverso una via di onestà individuale, di coscienza delle difficoltà del momento e del luogo dove operano, viste non come un freno ma al contrario come una spinta a un più profondo impegno. È guardando a tante iniziative di questo tipo, a tante piccole e grandi storie di rilevanza forse solo locale, ma che sono forze su cui si può contare per la costruzione di un futuro più cosciente, più sentito e più vivo.
Davanti alle rovine del tempio più grande sosta una commissione di archeologi, di studiosi di storia antica, di rappresentanti della regione. Discutono sulla possibilità o sulla opportunità di rimettere in piedi le grandi colonne affrontando naturalmente difficoltà e spese notevoli. E questo mi fa pensare a questa rinnovata coscienza del mondo cattolico che si cerca, si trova assieme per comunicare uno con l'altro le esperienze, le attività e riconoscersi come una forza radicata e viva del nostro paese e della nostra Europa. Quasi un rimettere in piedi colonne di antica esperienza e di rinnovata fiducia in un mondo che non si lasci andare, ma che ritrovi in se stesso la forza e le ragioni per rialzare il tono della nostra politica e del vivere civile.
Rientra nel coro di tante voci anche il breve diario di Franco Mangialardi che ha il titolo di “Cattolici per l'Italia, unità, presenza, progettualità”. Il titolo promette molto, ma la intensa presentazione di Raffaele Bonanni non da illusioni sulla possibilità di un nuovo partito di cattolici come lo confessa anche l'autore. Si tratta nel nostro momento di recuperare il coraggio della responsabilità e della testimonianza che è «la semplice vita vissuta e in quanto tale, fertile di trasformazioni profonde intorno a sé per la intrinseca forza dei suoi contenuti, senza alcuna struttura d'appoggio». È quindi un richiamo ai valori ispirati dalla dottrina sociale della Chiesa in una società che sembra abbia smarrito il senso del lavoro per il bene comune, perdendosi in comportamenti litigiosi e fine a se stessi. Ecco allora il richiamo al valore della testimonianza che non deve andare perduta e che diventa il motivo del libro che non vuole essere solo ricordo di tanti incontri dell'autore con personaggi del nostro tempo, ma una ricerca senza peraltro darne alla fine una ricetta, per una struttura funzionale di oggi. Su questo tema chiare mi sembrano le parole dell'autore del diario quando chiarisce il motivo del suo scritto: «Perché il cattolicesimo politico sembra sia diventato un'esperienza marginale? È il tempo di uomini e donne coraggiose che sappiano farsi carico delle attese e delle speranze di un popolo e di tentare delle risposte».
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