martedì 20 febbraio 2018
Su “Italia Oggi” (14/2, p. 5) titolo secco: «Va tolta la benzina dal fuoco». Domenico Cacopardo per le tensioni dopo il dramma di Macerata formula questo auspicio: «Sarebbe opportuno che papa Francesco, che parla troppo spesso (spendendo parole discutibili) e il cardinale Bassetti esortassero il mondo cattolico a farsi portatore di distensione. Raffreddare l'ambiente in questo momento, è la priorità». Leggi, ti raffreddi anche tu e arriva la domanda-starnuto: quando, dove e come papa Francesco e il cardinale Bassetti avrebbero messo «benzina sul fuoco»? Evidente vaneggiamento, magari inconscio, che rivela ben altri problemi che qualcuno nasconde anche a se stesso. Francesco e Bassetti presentano qualcosa che non va giù a certi interessi ideologici e il dissenso si esprime rovesciando in modo occulto il tavolo della realtà: il pregiudizio è fatale. Vale anche per «Preghiere» (“Foglio”, 7/2, p. 2) ove leggo rivolta a Paolo VI l'accusa di aver «censurato i Salmi». L'Autore rimprovera la Chiesa che ai tempi di Paolo VI avrebbe sostituito nelle preghiere liturgiche tradotte in italiano alcuni Salmi – cita il 58 e il 109 – ove nel latino poco comprensibile alla gente fino allora si leggevano invocazioni e speranze come la seguente: «Il giusto laverà i suoi piedi nel sangue dei malvagi!». Lui benedice Davide «re, vincitore di Golia e antenato di Cristo», è nostalgico del «Dio degli eserciti» per lui non troppo angelici. Probabilmente come oggetto di questa nostalgia – nel caso specifico un po' “canaglia”, come recita la nota canzone – avrebbe potuto citare anche la conclusione del Salmo 137 rivolta alla città di Babilonia: «Beato chi afferrerà i tuoi bambini e sfracellerà la loro testa sbattendoli contro la roccia!». Nella liturgia? E allora provate come sempre dopo un Salmo a dire: «Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo»!
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