venerdì 14 agosto 2015
Senza esagerare, si può definirla un'impresa epica: come Enea, nel racconto di Virgilio, salvò il padre Anchise dalla rovina di Troia portandolo sulle spalle, così un robusto (par di dedurre...) giovanotto ha salvato il suocero colpito da ictus. Una faticaccia, colpa della nebbia. Se nel poema virgiliano protesse Enea dalla furia di Achille, lungo i pendii della Valchiusella ha esposto genero e suocero a più di un pericolo: per quaranta minuti – e un dislivello di cinquecento metri – il primo ha trasportato il secondo camminando per ripidi sentieri e scorciatoie impervie, fino a raggiungere un luogo sicuro oltre la nebbia, dove l'elicottero del soccorso potesse atterrare senza rischi. I fatti risalgono a domenica: mentre si trovava in montagna, a 2.000 metri di altezza, durante il pranzo all'alpeggio, un uomo di 54 anni si è accasciato sul tavolo, con il lato sinistro del corpo paralizzato. La chiamata al 118 è stata tempestiva, l'intervento molto meno: data l'assenza di strade, per l'ambulanza il posto era impossibile da raggiunge e anche gli operatori dell'elisoccorso hanno dovuto rinunciare. Troppa nebbia. A questo punto, e in accordo con i sanitari, il genero dell'uomo se lo è caricato in spalla ed è partito arrivando a destinazione quaranta minuti dopo.Dopo il ricovero alle Molinette, a Torino, il paziente è stato sottoposto a un intervento mininvasivo per l'estrazione del trombo responsabile dell'ischemia celebrale. L'operazione è riuscita e l'uomo sarà presto trasferito presso una struttura riabilitativa. In ambulanza...
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