venerdì 31 gennaio 2003
Caramella e psicologia potrebbe essere il tema di questa settimana. E questo perché la caramella ha un aspetto rassicurante, quasi una medicina che attenua tensioni. Gli anziani della mia memoria, i nonni un tempo, poi i genitori, avevano sempre una caramella a portata di mano. La offrivano ai nipoti (quasi mai i genitori ai figli perché la caramella cariava i denti), la tiravano fuori per rischiarare la voce, era un toccasana. A Torino, città della confetteria per antonomasia, in piazza San Carlo c"è ancora quel negozietto fondato nel 1836 dove il conte Camillo Benso di Cavour andava a comprare le caramelle. Si chiama Stratta e i tipi di caramelle oggi a disposizione sono 22. La particolarità della caramella Stratta è data dall"interno dell"involucro duro che contiene una goccia di gelatina, quasi come insegna la scuola napoletana che prevede un cuore di frutta candita, nocciola tostata o di un grano di caffè. A Torino c"è poi una fabbrica di caramelle, le Pastiglie Leone, che ha fornito di mentini e piccoli bottoncini friabili i negozi di mezza Italia. Le caramelle quadrate ripiene di marmellata e fatte con un antico torchio le fanno invece a San Giorgio Canavese alla pasticceria Roletti. Buonissime. Oggi la caramella viene considerata perlopiù un prodotto industriale, ma gli artigiani che portano avanti la tradizione di un tempo, a quanto pare, non mancano. La caramella viene ottenuta dalla cottura di zucchero bagnato con acqua ed aggiunta di glucosio. Al termine della lavorazione si aggiungono le essenze ed anche i coloranti, oltre all"acido citrico che rafforza gli aromi. A Bra, nell"antica confetteria Converso, che è uno dei locali storici d"Italia, la mitica caramella alla genziana e menta fu inventata nel 1935 nientemeno che dal protomedico dottor Converso. E la producono ancora oggi i fratelli Boglione, in quelle due stanze in stile Liberty che, attraverso le caramelle, sembrano aprire una bella, commovente pagina della storia d"Italia.
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