venerdì 30 gennaio 2009
Ho letto ieri che un fallo di mano in area commesso in Fiorentina-Napoli dal difensore viola Alessandro Gamberini non ha provocato un rigore perché è stato giudicato "involontario" dall'arbitro Rizzoli. E dalla televisione. Già: all'insindacabile giudizio del direttore di gara dobbiamo ormai aggiungere, altrettanto indiscutibile, quello della moviola. Anche se - discutendo del fatto in un programma televisivo - a tarda notte gli opinionisti presenti non avevano raggiunto un accordo. Personalmente, senza bisogno di moviole (strumenti guidati da mani e menti umane e già in passato, ai tempi di Calciopoli, scoperti fallaci proprio perché manipolabili) avevo opinato per il rigore. Ma io non sono un arbitro e
ho il torto di basarmi solo sull'esperienza (si direbbe giurisprudenza, se fosse una cosa seria) che nella maggioranza dei casi ha registrato l'attribuzione del calcio di rigore. Provocando discussioni interminabili.
Il caso di Firenze sembra dunque diverso, perché diverso
è l'arbitro: il bolognese Rizzoli, infatti, è bravo (sulla valutazione concordo) e come tale può concedersi il lusso di decretare l'involontarietà senza essere discusso. Il milanista Kaladze potrebbe illuminarci sull'angosciosa questione, essendo passato in pochi giorni - per lo stesso fallo commesso a Torino eppoi a Milano - da reo a innocente, da "volontario" a "involontario".
Aggettivo, quest'ultimo, che nella nostra bella lingua ha così tanti sinonimi a dimostrazione di quanto rare siano
le umane certezze: automatico, fortuito, accidentale, casuale, coatto, costretto, colposo, preterintenzionale, inconsapevole, indotto, incidentale, occasionale, istintivo, riflesso, avventizio, confuso, contingente, discontinuo, episodico, imponderabile. Se ne desume che del rigor
non v'è certezza quando nella realtà dovrebbe esistere un'uniformità di giudizio sancita dal regolamento.
All'arbitro, invece, viene concesso quel diritto alla difformità che non gli giova e anzi - come s'è visto negli scandali e nelle più vistose polemiche - porta spesso a mettere in discussione il suo giudizio e la sua buonafede. Visto che si invoca l'adozione della moviola in campo perché tecnologica e priva di sentimenti (cos'è che ispira la decisione di volontarietà o involontarietà se non l'umano "sentire"?) chiederei all'arbitro di essere altrettanto pragmatico: decido su quel che vedo e non su quel che sento dentro di me, in coscienza o per altri discutibili moti dell'animo; sono un Occhio e non un Cuore. Anche se personalmente vorrei che gli arbitri fossero tanto bravi e ricchi di personalità da poter utilizzare frequentemente la regola (non scritta) n°.18: quella del Buonsenso. Ma non è il caso, di questi tempi.
Va da sé che anche l'opinionismo (accipicchia che brutta piega ha preso il giornalismo) è ondivago, contraddittorio, fluido, incoerente, smemorato. Involontario.
Ieri nelle cronache sul campionato ho letto un giudizio, assolutamente favorevole alla decisione di involontarietà di quel fallo che ha privato il Napoli di un penalty, pronunciato dallo stesso opinionista che tempo fa aveva scritto a chiare lettere: «Anche in questa giornata tutti assolti i falli di mano in area di rigore. Possibile che siano tutti contatti involontari?». Già, me lo chiedo anch'io.
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