giovedì 26 giugno 2008
Fa caldo e capita che certe chiacchiere, come spifferi sopraffini, diano l'impressione di fresco anche quando sono marce, sia per l'inesorabile passare del tempo che per l'evidente falsità. E allora via col vento. Si parte con un racconto al limite tra allucinazione e pena per rimestare sulla tragica vicenda Orlandi e allora tutti, o quasi " ultimo p. es. il Tg1 (ieri, 13.30) " creano "cardinale" il vescovo Marcinkus per coinvolgerlo, ovviamente col Vaticano come tale, ma senza alcun fondamento in un intreccio delinquenziale. La Santa Sede smentisce, ma invano: gli spifferi rallegrano le redazioni accalorate. Basta? Macché. L'altro ieri ecco "Italia Oggi" (p. 4) che mescola il fatto vero dell'anticipazione indebita di un testo papale al Tg1, in violazione delle regole, con l'invenzione plateale di una "preoccupazione" vaticana per una nomina dello stesso staff, visto che il nominato "non è certo un cattolico, ma è di religione ebraica". Eh sì! In questi termini in Vaticano la preoccupazione e anche il fastidio diventano reali, ma per le chiacchiere che non si accontentano di screditarsi in proprio, bensì lo fanno riflettendo su altri certe basse manovre. Ieri giustamente seguono polemiche vivaci sul "giornalista ebreo" ("Corsera") sul "no a ebrei nei viaggi papali" ("Unità") e su "Un ebreo vaticanista" ("Repubblica"), ma visti testi e contesti paiono singolari soprattutto le autogiustificazioni offerte da "Italia Oggi" (p. 1). L'invenzione era inescusabile, e offendeva sia il Tg1 sia la Santa Sede. Impressione di "fresco"? A Roma si direbbe "di frescacce". Meglio il caldo che certi spifferi!
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