domenica 29 aprile 2007
Trasformatosi a sorpresa da promotore dei "girotondi" in biblista-fai-da-te, il filosofo Paolo Flores D'Arcais, descrive sul numero 3/07 di Micromega, che lui dirige, la lotta dei «sette contro dodici», ovvero «la guerra tra gli apostoli». È un'autentica novità, che l'Unità anticipa (venerdì 27) e che l'Autore ha ricavato da una lettura tutta sua del sesto capitolo degli Atti. Forse scambiando i primi sette diaconi ellenisti per i Sette contro Tebe della famosa tragedia eschilea, Flores D'Arcais trasforma il martirio di Stefano, ucciso dagli «ebrei delle sinagoghe elleniste», nell'esito tragico di una sanguinosa lotta intestina fra i cristiani palestinesi e i cristiani della diaspora di origine greca, questi ultimi abbandonati al loro destino dai Dodici Apostoli, perché «la persecuzione non riguardava la loro chiesa», ma solo quella del Protomartire e dei suoi sei compagni diaconi. Come se la nomina di costoro da parte dei Dodici Apostoli fosse equivalsa alla creazione di una Chiesa separata... Cosa che, anche se fosse vera, sarebbe in ogni caso una smentita dell'affermazione del Flores D'Arcais del «carattere integralmente ebraico dei "cristiani"» di quei giorni, dato che egli stesso scrive: «Si ammette la conversione dei gentili» e che «a Paolo viene affidato l'Evangelo degli incirconcisi» (come si legge in Gal 2,7). Insomma, una tesi, che non si regge neanche sulle argomentazioni di chi la propone. A volte a chi fa troppi girotondi, capita che giri un po' la testa. LEGGI E NATURA Alla domanda «chi è propriamente la Natura o l'"evoluzione" in quanto soggetto?» che «all'unisono» Benedetto XVI e il cardinale Schõnborn avrebbero posto nel simposio riservato tenuto dal Papa l'estate scorsa con i suoi antichi discepoli a Castelgandolfo, si può far rispondere - scrive il Riformista, giovedì 26 - lo stesso Darwin: per natura occorre intendere «soltanto l'azione combinata e il risultato di numerose leggi naturali, e per leggi la sequenza di fatti da noi accertati». Dopodiché, però, la domanda non può che essere riproposta: infatti «leggi» davvero equivale a «sequenza di fatti»? E che s'intende per «leggi naturali»? ATTACCATA O ALL'ATTACCO? È nota la risoluzione del Parlamento Europeo da cui, all'ultimo momento, è stato tolto il nome di mons. Bagnasco, anche se " scrive Liberazione, venerdì 27 " «è come se ci fosse», perché «la risoluzione non lascia spazio a dubbi» circa la condanna della asserita «omofobia» dell'arcivescovo di Genova. L'agenzia Sir, ufficiosa della Cei, deplora questo ingiusto attacco alla Chiesa, ma sapete come finisce? Che Repubblica e Manifesto titolano allo stesso modo: la prima «Il Vaticano attacca la Ue» e il secondo «La Chiesa va all'attacco dell'Ue». CREDENTI, MA IN CHE? «Noi, cattolici, tifiamo Dico»: così il Manifesto titola un servizio in cui fa parlare ben cinque «credenti» non identificabili (sono dotati soltanto di nome e di età). Cinque persone, comunque, che io credo per bene, che però sono come la signora di Bergamo, membro del locale Comitato Promotore Registro delle Unioni Civili, che invece scrive a Liberazione (e questa ci fa il titolo delle «Lettere», giovedì 26)) per protestare «contro la campagna vaticana martellante, pesante e volgare» per dire: «Siamo tutti laici, tutti divorziati, tutti conviventi, tutti gay, tutti credenti». In che cosa?
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