C'è chi esce dai social network per inventare qualcosa di nuovo
venerdì 10 agosto 2018
«Cari amici, presto lascerò questo spazio. Inventerò qualcosa di nuovo per comunicare con chi vorrà. Penso che Facebook, che pure ha contribuito a cambiare il mondo, nel frattempo lo stia cambiando in peggio!». A postare questo stringato annuncio sul suo profilo, lo scorso 31 luglio, è Gennaro Matino, teologo, pastore e scrittore che certamente non è assimilabile, per quanto riguarda le interazioni e gli atteggiamenti verso la Rete, alla categoria degli «apocalittici»: attualmente ha una rubrica sull'“Huffington Post” ( tinyurl.com/y8eox33n ), è facile trovare sue meditazioni e catechesi su Youtube, è iscritto a Twitter e a Facebook, appunto, e anche se ha protetto la lista degli amici non è difficile immaginare, dalle moli di interazioni, che sia di dimensioni ragguardevoli. Difatti l'annuncio ha suscitato una nutrita sequenza di reazioni e commenti, tale da indurre l'autore, il giorno dopo, a un più lungo post di chiarimento. Qui, col suo linguaggio caldo e colto, Matino accenna appena (con espressioni come «volgarità», «desiderio di sopprimere il diverso pensiero» e «parola nemica») a ciò che non gli piace di come funziona Facebook di questi tempi, e dedica molto più spazio a raccontare cosa gli è piaciuto, cosa gli piacerebbe e come cercherà di ricrearlo attraverso «uno spazio di confronto in Rete che permetta nella serena e forte e coraggiosa libertà di parola la voglia di confrontarsi»; uno spazio «che sappia restituirci la dignità della differenza, la bellezza dell'ascoltarsi per dirsi, per darsi, per ritrovarsi, (...) dove valga per tutti: “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”». Non è una buona notizia, per Facebook, che figure pubbliche significative come Matino ne prendano le distanze e arrivino alla determinazione di uscirne. Ma è una buona notizia la volontà di non prendere le distanze dalle opportunità di relazione e di confronto, anche di e tra cristiani, che la Rete offre. A maggior ragione se si concretizza in «qualcosa di nuovo».
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