martedì 26 luglio 2022
Ci sono due tipi di librerie. Le librerie fast food piazzano i libri premiati e pompati in cataste all'ingresso, poi gli evergreen e poco altro. I librai vendono libri come venderebbero scarpe o telefonini, nessuna differenza: sempre “merce” è. Le librerie “slow” sono curate da appassionati che cedono il meno possibile alle pressioni degli editori mangiatutto e seguono il cuore, la passione, l'intuizione. George Orwell (“Fatto”, 20/7) fu libraio per necessità e, controvoglia, avvalorando la teoria secondo la quale chi scrive libri è meglio non li venda. Nel brano tratto da Buoni libri, cattivi libri, una raccolta di suoi articoli, troviamo giudizi che sono pure ottimi consigli per chi in vacanza non può permettersi cocktail in terrazza e panfili: «La libreria è uno dei posti dove si può bighellonare a lungo senza spendere un soldo». Quindi, per un'estate ecologica e sobria, prima una visita in libreria e poi un bacio, che come spiega esaurientemente Marino Niola (“Repubblica”, 20/7) risale ai primati. Titolo: «Antropologia di un gesto. Prima dell'uomo venne il bacio».
Infine, poiché i quotidiani riempiono pagine su pagine di sterminate interviste a over70, va sottolineata in rosso, blu e tutti i colori dell'iride la lettera che una ragazza di nome Olivia – speriamo sia autentica, scrive troppo bene – invia al “Corriere” (23/7), titolo: «Ho 13 anni, non amo selfie e cellulari, mi accetto così». Solo chi fu come lei sa quanta fatica, aspra e priva di conforto, possa costare “accettarsi così”. Ma poiché da secoli, anzi millenni, legioni di adulti pigri e sentenziosi si dilettano nel massacrare le giovani generazioni ficcandole nel frullatore del pubblico dileggio, vanno sottolineate le parole di Olivia: «Le persone che si credono al centro del mondo alla fine non sono nessuno». Dedicate a chiunque ci vada di dedicarle.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: