martedì 23 ottobre 2018
Su “Italia Oggi” (20/10, p. 16) domanda in sostanza polemica: «Cosa farà la Caritas se svanirà la povertà?». Ironia evidente. Visto l'annuncio del “reddito di cittadinanza”, pur se ad occhio e croce ancora molto futuro, trasparenza polemica nei confronti della posizione della Chiesa italiana a proposito di povertà e immigrazione. Il testo parla di Cei e centri di ascolto parrocchiali, ma in particolare punta sulla predicazione costante di Papa Francesco in favore dei poveri per dire in concreto che per realizzare lo scopo prefisso di annullare la povertà ci vuole ben altro, cioè “lo sviluppo”, che ha molte “altre componenti” e in ben altri campi. E così la singolare domanda iniziale resta volutamente senza risposta e dice soltanto provocazione, con la furbata che la parola finale e conclusiva viene assegnata – bontà loro! – addirittura ad un Altro, che disse «I poveri li avrete sempre con voi!». Come se ad essere scettico sul “fare” della “Caritas”, e quindi della Chiesa e del Papa fosse anche Lui! Prendi la provocazione e pensa: il vero problema è cosa facciamo noi, cristiani tutti, già da oggi e senza pensare a quel “reddito” ipotizzato da altri come strumento di convinzione o di rifiuto sul terreno dei rapporti di forza politica. C'è, sicuro, tanta povertà, materiale e spirituale, tanta fame di pane, certo, ma anche di cultura, di accoglienza, di affetto, di amore. Con o senza “reddito” di qualsiasi altra cittadinanza, in questa realtà nella quale siamo per grazia “cittadini”, il nucleo da cui dipende la salvezza nostra, ma anche di tanti altri, per noi che guardiamo davvero e proprio a quell'Altro è... altrove. Francesco di recente ha scandito che «La fede non è un'idea, ma un incontro». È riconoscere l'Incarnazione, Dio presente in qualsiasi vera “povertà”, e quindi “fare”: «Lo avete fatto a Me!».
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