martedì 5 febbraio 2019
Ieri su “Libero” (p. 1) grande allarme: «I vescovi sono di sinistra»! Fa ridere, come farebbe ridere che “i vescovi sono di destra”. Qualcuno non ha ancora digerito laicità, pluralismo e libertà. Pace! Ma non basta: stesso bersaglio, sempre lì (p. 3) la mira è più precisa: «Vecchie tentazioni democristiane». Confusione di abitudini sempre in tema di digestione difficile, però condivise e superficiali. Infatti ieri sul “Giornale” si annuncia: «La prima volta del Papa d'Arabia Ma (sic! ndr) Francesco negli Emirati divide». «Papa d'Arabia»? Pensano a Lawrence d'Arabia, 8 Oscar nel 1962. Quel “ma” avversativo sorprende: scrivono da sempre che questo Papa “divide”, pregiudizio radicale imperterrito e impertinente. Ed ecco la bizzarria. Su “La Lettura” (“Corsera” 3/2, p. 3) Claudio Magris sempre istruttivo ricorda che «nella lingua dei Chamacoco, una popolazione india del Paraguay, la negazione si esprime col futuro. Per dire “non ti amo” si dice “ti amerò”...».
Mentre scrivo ascolto il «Papa d'Arabia» che parla al mondo islamico: rifiuto dei pregiudizi, pace e giustizia, accoglienza e tolleranza, apertura e stima... Lui parla, e parla il grande Imam di al-Azhar, tutti si ascoltano e trovano anche impegnative parole comuni su quei temi. Divisioni? Ma, come mai il pregiudizio trova sempre spazio in certe pagine? Forse qualche quotidiano parla la lingua dei “Chamacoco”, e allora prima o poi anche sulle sue pagine e nella testa di certi colleghi arriverà un “futuro” nuovo, e dopo aver letto che questo Papa “divide” anche da quelle parti si comincerà a digerire la realtà della Chiesa di oggi, non contrapposta a quella di ieri, salvo per chi vuol continuare a parlare una strana lingua senza saperlo, ma sarà costretto a prendere atto che un futuro migliore per tutti è possibile: pace e giustizia si baceranno, i muri separatori saranno distrutti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI