giovedì 14 luglio 2022
Il termine "bioetica globale" è stato ripreso recentemente da Henk ten Have (vedi il suo libro, in italiano, Bioetica Globale, Piccin, Padova 2020), richiamandosi alla definizione del 1988 di Van Rensselaer Potter, il quale rilanciava il suo neologismo "bioetica" nella prospettiva originale di una riflessione etica interdisciplinare preoccupata del futuro dell'umanità e dell'intero pianeta, coinvolgendo quindi gli aspetti scientifici, sociali, economici, ambientali.
Rispetto alla bioetica sviluppatasi negli anni 70, concentrata sull'area bio-medica e focalizzata sul principio dell'autonomia del soggetto, con la bioetica globale si aprono nuove prospettive, in senso orizzontale e verticale: si pone attenzione al mondo globalizzato, di cui però si critica una deriva neoliberale ed economicista; si approfondiscono i valori e i princìpi etici che definiscono la responsabilità personale e sociale verso i nuovi problemi che riguardano la vita e la salute delle persone, delle comunità e della creazione.
Quindi si promuove un'elaborazione concettuale di bioetica, con i seguenti princìpi: la persona al centro, con la sua dignità e inserita nel contesto storico, culturale e ambientale; l'intrinseca vulnerabilità dell'essere umano; la relazionalità e socialità della persona; la ricerca del bene comune; solidarietà, giustizia e cooperazione; protezione dell'ambiente e responsabilità verso le generazioni future; azioni comuni e partecipazione a tutti i livelli. Si riaffermano i diritti umani universali e si coltivano fiducia e speranza nell'uomo.
Si trovano in questa visione, le prospettive indicate dallo stesso papa Francesco nelle sue encicliche Laudato si' (2015) sulla cura della casa comune e Fratelli tutti (2020) sulla fraternità e l'amicizia sociale.
La bioetica globale ricorda il legame e l'interconnessione tra tutti gli esseri umani, appartenenti a un'unica famiglia che abita la "casa comune". Si prospetta una nuova integrazione tra i diversi saperi scientifici, tecnologici e umanistici, per affrontare le sfide generate da problemi sempre più globali come le disuguaglianze, la povertà, le migrazioni, le pandemie, i cambiamenti climatici, con le loro ripercussioni sulla vita e la salute delle persone. Incoraggia a ripensare le esperienze umane fondamentali come nascere, morire, ammalarsi, essere curati, delineando meglio le responsabilità individuali, delle professioni socio-sanitarie, di istituzioni e politica, per realizzare una nuova e completa "etica della vita". Ricorda ten Have: «La bioetica globale presenta un orizzonte di riflessione, analisi e azione che riconosce e si serve dei princìpi associati ai beni comuni, alla cooperazione, alle generazioni future, alla giustizia, alla protezione dell'ambiente, alla responsabilità sociale e alla vulnerabilità nel dibattito sulla globalizzazione».
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita
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