giovedì 8 novembre 2018
Lupus extra: romano da sempre. Qui ieri (p. 3: «Tutte le strade muoiono a Roma») Danilo Paolini descrive acutamente sia la bellezza sia l'odierna miseria di Roma, «una bellezza antica e sempre nuova» e una miseria che anche in passato – ma forse allora ci vollero Alarico, i Visigoti e i Lanzichenecchi – è stata di attualità. Vivo a Roma da sempre e in tantissimi anni ho conosciuto tanti quartieri e rioni (i romani sanno la differenza): Prati, Appio Latino, Aurelio, Campo de' Fiori, Monteverde, Casaletto, Trionfale, piazza Cavour e ora Cavalleggeri, proprio in vista della “Cupola”. E allora? Mai la città è stata così evidentemente abbandonata a se stessa, anzi alle inazioni di autorità e in parte anche di noi cittadini! Se piove un po' ti trovi mezzo metro d'acqua nell'ingresso del palazzo, fino oltre il portone, fuori sporcizia e rifiuti trionfano su tutto. E talora basta un solo esempio per chiarire tutta la realtà. Sotto le mie finestre otto mesi fa salta il coperchio di un tombino, ghisa pesante, e un paio di motociclisti inciampano nel buco nero per fortuna senza gravi danni. Dopo qualche settimana e molte proteste con vigili e carabinieri arriva un mezzo di servizio che piazza quattro paletti, una rete rossa e un segnale di deviazione per lavori in corso. Altri due mesi e i paletti sono rimasti 3 – forse un collezionista di passaggio – la rete si è accasciata a terra, Così, dopo parecchi giorni, arriva un altro camioncino che rimette tutto a posto... Tutto? Nel senso della rete e dei paletti! Ancora un paio di mesi e finalmente “arrivano i nostri!” come nei film western, ma senza trombe. Un mese fa soliti operai e solito furgoncino, si rimuove la rete e si mette il nuovo coperchio di ghisa. Ci son voluti sei mesi e passa. Si dice che il diavolo fa le pentole, ma dimentica i coperchi: il Comune di Roma ogni tanto si ricorda anche di questi!
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