venerdì 7 giugno 2013
Ieri bel diluvio: pagine piene di Chiesa, e di Papa… Vediamo: "Repubblica" (pp. 1 e 44): «Da Francesco a solidarietà: il lessico dei tempi nuovi». Ilvo Diamanti segnala che «al primo posto nel dizionario del nostro tempo c'è… Papa Francesco. Vettore del consenso e del cambiamento. Riferimento condiviso. Da tutti. A destra ma anche a sinistra. Soprattutto per le donne». E così anche «la Chiesa… migliora la sua credibilità». Al riconoscimento seguono le motivazioni: «Semplicità, richiamo ai poveri… bontà, tenerezza». Chi l'avrebbe mai detto quattro mesi fa, quando era solo «crisi» che traboccava da ognuna di quelle stesse pagine? E c'è altro. Sempre ieri ("Corsera", p. 29: «Da corrotti a custodi d'amore») Maria Antonietta Calabrò analizza i successi di opinione delle «omelie domestiche della messa mattutina» approfondendone i punti più provocatori e insieme lucidamente calibrati. Si aggiunge "Il Foglio" che mette insieme tre "M", intelletti diversissimi (Melloni, Magister, Mancuso) e convergenti nell'attenzione al «fattore Francesco», ma con l'annotazione finale opportuna che «lui non vuole essere l'oggetto del culto»: «Facendo il giro in Jeep sentivo che continuavate a chiamare Francesco, Francesco. Mai avete detto Gesù. Ecco: basta Francesco! D'ora in poi solo Gesù!». Finito? Ancora no. Una singolare curiosità trova – "Messaggero", p. 15 – anche Joseph Ratzinger che ha detto due parole a un amico, e in pagina è l'occasione per citare una testimonianza di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese che andando all'essenziale ha detto: «Ratzinger ha capito che la forma più alta di governo risiede nella contemplazione». Vale soprattutto per quello della Chiesa, ma se qualcuno crede che Francesco la pensi diversamente, si riveda la processione del Corpus Domini e la preghiera "mondiale", silenziosa, di domenica sera.
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