Barriere doganali una strada sbagliata
domenica 18 ottobre 2020
Nell'era della globalizzazione continuano le guerre commerciali che, anzi, si inaspriscono. Paradosso solo apparente, quello del fiorire delle barriere doganali, è forse uno degli esempi più chiari di quanto occorra ancora lavorare per arrivare a scambi equi e solidali. Il caso dell'agricoltura e dell'agroalimentare è, da questo punto di vista, istruttivo e preoccupante. Dopo la tornata di dazi che gli Usa hanno imposto su una serie corposa di prodotti agroalimentari europei (a causa della diatriba sugli aiuti pubblici ad Airbus e Boeing), adesso l'organizzazione mondiale del commercio ha autorizzato l'Europa a fare altrettanto. Strada sbagliata per risolvere le questioni commerciali, dicono in molti. Eppure strada che si continua a seguire. I termini della questione sono semplici. Il Wto (l'organizzazione che, appunto, dovrebbe governare gli scambi mondiali di merci), prima ha dato il via libera agli Usa per dazi pari a 7,5 miliardi di dollari, adesso ha autorizzato l'Ue ad applicare dazi sui prodotti d'oltreoceano per 4 miliardi di dollari. In attesa di capire su quali prodotti verranno imposte nuove gabelle internazionali, rimane per ora la lunga lista di quelli agroalimentari con i migliori nomi alimentari del Paese. Il problema non è solo questo. A pesare sulle prospettive dei commerci internazionali è il metodo con il quale si tenta di risolvere le difficoltà: la legge delle ritorsioni. Eppure qualcosa è necessario fare. «Occorre – ha commentato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini –, avviare un dialogo costruttivo ed evitare l'acuirsi di uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull'economia e sulle relazioni tra Paesi alleati». Serve un accordo con gli Usa che, ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, «consentirebbe di eliminare tariffe doganali, pari al 25% del valore, che gli Stati Uniti impongono sulle importazioni dall'Italia di formaggi, salumi, agrumi e liquori per un totale di circa 500 milioni di euro». Una necessità, quella di scongiurare i dazi, che deve anche essere tenuta in conto anche per quanto riguarda Brexit: un'uscita del Regno Unito senza regole, ha sottolineato Cia-Agricoltori italiani, interromperebbe un flusso commerciale miliardario per la nostra agricoltura. Gli osservatori del comparto spiegano che le condizioni per un'intesa ci sono: serve la volontà di compiere il primo passo.
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