sabato 20 febbraio 2021
L'azzardo in piazza, giovedì scorso a Roma e Milano, merita una seconda e ultima puntata. Nel frattempo l'azzardata paginata di pubblicità («avviso a pagamento») dell'Associazione temporanea imprese gioco lecito – precisazione evasiva ma doverosa, vedi mai che il gioco d'azzardo illecito crei una sua associazione – è apparsa mercoledì anche su "Repubblica" e "Stampa". Mercoledì il "Corriere" offre ai manifestanti un'apertura nelle pagine di economia. Lamenti, pianti, vittimismo per i semplici lavoratori comprensibili e giustificati: come per moltissimi altri, le chiusure pesano. Fabio Savelli ammette: «La categoria sconta il vizio di rappresentare una filiera che ha avuto negli anni diverse infiltrazioni malavitose (e alcune inchieste per riciclaggio di denaro)». Ma «la battaglia contro la ludopatia è condivisa da tutti gli attori», e questo è commovente: da una parte incoraggiano l'azzardopatia e ai malati succhiano soldi; dall'altro la combattono.
E ieri? Delle due manifestazioni si occupa solo il "Giornale" in una colonna di spalla a pagina 7. Una collocazione "povera", forse, ma il tono della cronaca è entusiasta, con il consueto ricorso al vittimismo: «Una diffusa ipocrisia ha trasformato i 150mila lavoratori di questo comparto nei paria della pandemia». Lo Stato incassa ma «li tratta da appestati». In coda la timida ammissione: «Certo, il gioco può fare grossi danni. Ma...». La chiusura è un capolavoro. I manifestanti denunciano che le banche chiudono loro la porta in faccia: «Qualcuno si sognerebbe mai di negare un mutuo a un enologo?». Il "Sole 24 Ore" non ha ospitato la pubblicità e ha ignorato le ambasce dell'azzardo. Ieri però dedicava una pagina alle piscine, calo del 50%, e agli spettacoli, calo dell'82%. Chissà come stanno a mutui nuotatori e attori. Non benissimo, temiamo.
Il commento conclusivo all'azzardo che mette in mezzo alla strada un altro po' di gente (i suoi lavoratori) va affidata a Stefano Branca ("Corriere"): «L'evento parossistico non è assolutamente preoccupante. Abbiamo visto di peggio». Solo che si riferisce all'eruzione dell'Etna.
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