martedì 3 luglio 2012
Augias, recidivo e ripetente. Ancora lui? Sì, perché insiste nel sostenere che la religione, qualsiasi religione, e in particolare quelle ebraica e cristiana, soprattutto cattolica, fa a pugni con la scienza, e poiché lui ovviamente si sente "la" scienza, i miliardi di credenti sono tutti superstiziosi, e a scelta ingannati o ingannatori. Liberissimo, ma si dia una regolata. Mercoledì infatti ("Repubblica", 27/6, p. 28) ha scritto che «già nel II secolo Tertulliano riassumeva nello slogan "credo quia absurdum" l'essenza della fede cristiana». Un falso totale! Tertulliano non lo ha mai scritto. L'unica frase che nei suoi scritti appare, ma solo a prima vista, vicina a questo falso è la seguente: «Il Figlio di Dio è nato… è morto… è stato sepolto ed è risuscitato: è certo, poiché è impossibile!» Insiste, Augias, già altre volte ammonito su questo falso: ripetente e bocciato. Ma la domanda vera che sorge da questa autistica induzione al raddoppio è la seguente: perché mai qualcuno sente tanto il bisogno di dare dell'imbecille a gran parte dell'umanità che evidentemente ha l'unico torto di non essere d'accordo con lui? Perché non si accontenta di professare il suo liberissimo "non credere", ma pretende di declassare e disprezzare l'intelligenza di tutti gli altri? Ogni vero credente sa che la fede è un mistero, ma lo è anche certa non credenza. L'esperienza di vita di Santi come Teresa di Lisieux conferma (cfr. "Manoscritto C", f. 5:) che – parole sue – «esistono atei in buona fede», ma è difficile pensare che sia in buona fede chi, avvertito più volte della cosa, ripete sempre uno slogan che è notoriamente un falso. Mistero… buffo.
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