giovedì 3 novembre 2011
Ripresa: per convergenze singolari. Ieri ("Repubblica", p. 32) Augias pubblica una lettera sul tema della cremazione per concedere che sì, Paolo VI nel 1963 ne abolì il divieto, ma se nel Codice canonico resta la raccomandazione della sepoltura «la Chiesa resta comunque diffidente. Non è caduto il vecchio timore che la cremazione potrebbe ostacolare il lavoro divino nel giorno finale dell'Armageddon». Falso e ridicolo: è l'irrefrenabile bisogno di spargere veleni sul bersaglio fisso. Qui pietà! Ma in varie pagine trovo altre convergenze. Stefania Scateni sull'"Unità" (pp. 36-37, «Il dono della morte: la vita») e Michele Serra su "Repubblica" (p. 55, «Happy end: quel libro che parla della morte senza tabù») presentano egregiamente il libro "Così è la vita" (Ed. Einaudi) della collega Concita De Gregorio, che tratta proprio il tema del morire e in particolare l'importanza del dialogo su esso con i bambini per affermare lo stesso senso del vivere intero. A prima vista non pare che nelle pagine ci sia traccia di aperture sull'"oltre", ma è davvero necessario ricordare che per tutti anche il morire può avere un senso. Altre due coincidenze su "La Stampa" (pp. 1 e 21): una bella intervista di Michele Brambilla al cardinale Tonini, 97 anni: «Niente paura: la morte è ritorno a Dio», e ancora lì (p. 41) Guido Ceronetti su «La festa dei morti», riflessioni al solito acrobaticamente esclusive. Ultima convergenza: ieri un'email che annuncia un convegno del prossimo marzo nel quinto anniversario della morte del grande biblista, amico e maestro Giuseppe Barbaglio: «Disperare e sperare: morire e risorgere». Tra fede e cultura, cristiano e insieme laico: sarà prezioso. Altro che «vecchio timore in vista dell'Armageddon»!
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