domenica 24 settembre 2017
Giuliano Vigini
L'editoria cattolica è chiamata a gestire una nuova complessità, che oggi è più problematica, non solo perché attraversata da una lunga stagione di caduta generale dei consumi, con il conseguente arretramento anche della spesa per i libri, ma anche perché si è di fronte a una crisi etica ed educativa di vaste proporzioni, con un disorientamento generale e una perdita di speranza che genera un'apatia paralizzante verso tutto. Ed è chiaro, in questo contesto, che se il primo problema è quello di fronteggiare l'emergenza, cercando di resistere, non ci si può però fermare al principio che il primo modo di guadagnare è non perdere, ossia risparmiare e tagliare sui costi, visto che non si riesce ad allargare abbastanza il mercato per sostenerli. In molti casi, è quasi certamente anche il modello di sviluppo, o la programmazione editoriale o l'organizzazione interna che vanno ripensati secondo una nuova visione del presente e del futuro, tenendo anche conto che quello del libro religioso è spesso un mercato di fuochi d'artificio, fatto cioè di momentanee spinte, scosse o ondate positive che smuovono per qualche tempo le acque, passate le quali si torna alla “calma piatta”. Manca, in altre parole, la stabilità nella continuità.
Occorre dunque una strategia complessiva che non punti soltanto al mercato che c'è e che va rafforzato, ma anche a quelli che si possono considerare i “mancati mercati” e che sono tali per progettualità insufficiente, inadeguata informazione o promozione, disfunzioni o ritardi di varia natura, che in qualche modo ostacolano una piena conoscenza e valorizzazione, visibilità e fruibilità del libro religioso. Da qui anche la necessità inderogabile di un'innovazione a livello di assetti o riassetti societari, di organizzazione delle strutture, di gestione dei servizi ai librai e al pubblico. Ma non ci sono soltanto le motivazioni imprenditoriali a rendere indispensabile un ripensamento e una riprogettazione complessiva. È necessario un nuovo inizio anche dal punto di vista della programmazione editoriale, perché con papa Francesco si sta delineando un volto nuovo di Chiesa e, prima ancora, un modo nuovo di “essere Chiesa”, destinato a rivoluzionare le priorità pastorali, e di riflesso a modificare o a rimodulare anche le prospettive e i contenuti dell'attività editoriale.
Un nuovo inizio, nel senso di porre seriamente sul tappeto la questione centrale di un allargamento della base della lettura di libri religiosi, visto che la domanda è insufficiente, per carenze di istruzione o mancanza di abitudine da parte soprattutto dei cattolici praticanti. Non parliamo poi della vera e propria cultura religiosa, che appare sempre più una riserva indiana, frequentata da pochi eletti. In questo stato di cose si intrecciano tre ordini di problemi, tutti per qualche verso collegati tra loro e tutti influenti sul mercato del libro: una costitutiva ignoranza religiosa, diffusa certo a tutti i livelli e a tutte le età, ma ancora più grave in un cristiano adulto; un preoccupante analfabetismo di ritorno, per opacizzazione della fede e mancanza di esercizio nel coltivarla; una scarsa consapevolezza generale dell'importanza della lettura.
Tutto questo va purtroppo di pari passo anche con la caduta verticale della lettura da parte delle generazioni più anziane del clero e con i deboli livelli di lettura dei sacerdoti di oggi, non pochi dei quali vedono tutt'al più nella lettura un lusso o un “residuato”, ossia quello che rimane dopo che si è fatto tutto il resto. Accade di frequente che si chiudano psicologicamente le porte a tutto ciò che si ritiene possa sottrarre tempo prezioso all'esercizio del proprio ministero: un falso problema, perché il tempo destinato alla coltivazione di sé è anche un tempo per il Signore e per gli altri; non può essere considerato un tempo “rubato”, ma solo un tempo messo da parte per essere prima o poi restituito alla comunità come nuova ricchezza. Sta di fatto che, nell'affannosa sequela di impegni quotidiani a ogni ora, sembra esserci per i sacerdoti sempre meno spazio per quella lettura distesa che sarebbe invece utile come momento di oasi e rigenerazione psico-fisica, spirituale e culturale insieme.
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