mercoledì 24 febbraio 2010
"La Stampa" domenica (p. 18) titolo: «Benedetto XVI e i body scanner». E sul "Corsera" (p. 21) leggi che il Papa ha costretto il presidente Vito Riggio, il ministro Altero Matteoli e il sottosegretario Gianni Letta «a pensare agli ultimi sviluppi di sicurezza, con gli annunciati body scanner». Dunque il Papa «costringe» tutti a tenere presente, con tra le righe tanta sorniona morbosità, che ora negli aeroporti le persone si vedranno «denudate»? In realtà sabato, ricevendo l'Aviazione civile italiana, «135.000 passeggeri e 8.000 voli al giorno», Benedetto XVI ha ricordato che legge di ogni etica professionale è «rispettare la persona umana» in qualsiasi circostanza. Nessun accenno ai body scanner, e quindi neppure al denudamento virtuale dei passeggeri. E allora? Allora capita che la giusta libertà di stampa diventi ridicola se noi giornalisti perdiamo il senso delle cose e in un modo o nell'altro voliamo nel vuoto di idee e nel pieno di esagerazioni, ambedue tutti nostri. E ciò capita in modi diversissimi: sempre domenica sulla prima di "Libero" un titolo strilla: «A questa Chiesa manca don Giussani»! Lo stesso giorno anche "Avvenire" ha dato due pagine di memoria grata al «Gius», e ieri si è giustamente ripetuto, ma chi ammira ed ama davvero don Giussani ricorda di sicuro che «questa Chiesa», pur mancandole «don Gius» per 1900 anni, tutto sommato ha retto bene. Quando poi ieri leggi ("Repubblica", p. 13) che da quelle parti si preoccupano per «l'unità della Chiesa» capisci che ogni enfatizzazione va a fare dama con quella sui body scanner. Cattivo giornalismo, diffuso, e anche molto «denudato».
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