domenica 10 dicembre 2017
I costumi degli Asti sembrano derivare dalla loro concezione di Dio (o forse è vero il contrario). Lo chiamano il “Grande Assente”. E anche l'“Assolutamente Lontano”. Ma questa assenza non pesa loro. Al contrario. Non frequentandola troppo da vicino, Dio può continuare ad amare la sua creatura. Si sarà capito che gli Asti proveranno una certa difficoltà ad ammettere l'incarnazione, se non come una caduta ripugnante. I fachiri che scivolano sui carboni ardenti sono ancora troppo pesanti. Ho visto degli Asti camminare sui fiori senza calpestarli: dopo avere subito il loro passo quei fiori si drizzavano ancor più vigorosi, con i
petali più radiosi. I migliori sanno correre sulle uova senza incrinarne il guscio. Giovani e vecchi si ritrovano ogni settimana per il rituale degli aquiloni. Si ritaglia il contorno del proprio corpo in una grande foglia di makoukou (che è molto sottile, molto solida e di un blu pallido). La si arma di bacchette, la si lega con lo spago, pronti via! Sulla la pianura spazzata dal vento si vede planare propria forma. Danza al ritmo di correnti invisibili. Dopo una o due ore, la si lascia andare e se una tempesta la trascina fino a farne sparire l'ultimo puntino nell'azzurro, la gioia è immensa. L'aquilone ha raggiunto la sua stella. Per gli Asti infatti, il luogo della loro interiorità è una stella infinitamente lontana. Mangiano carni grasse da soli, di nascosto. Quando banchettano insieme spalancano le narici per grandi scorpacciate di profumi. I loro fiori sono estremamente vari ed emanano odori sottili, più che le rose, le zagare o il caprifoglio. Quando cominciano ad amare un luogo e radicarvisi – generalmente dopo sette anni di residenza – fanno le valigie ricostruiscono il loro villaggio altrove. È per abitare meglio quel luogo amato, attraverso la nostalgia e la memoria. Ovviamente bruciano i loro morti, o piuttosto li trasfigurano in una fumata verticale. Nessun sepolcro né urne cinerarie. Ma bottiglie vuote. È li dentro che hanno raccolto il soffio dei loro vecchi. Quando uno dà segni di agonia gli piantano bene il collo giù nella gola e questo lo aiuta a esalare l'ultimo respiro, bene dentro la bottiglia che viene richiusa e subito sigillata. Lo scandalo scoppiò, come ci si poteva si aspettare. Non a causa mia, tuttavia. A causa di fratel Ugo. Alcune donne avevano finito per parlare di ciò che aveva fatto loro. Cose terribili. Tanto terribili che esse non avevano potuto dirlo subito… Aveva osato non andarci a letto. Si era spinto fino a non toccarle. Ma si fosse trattato solamente di questo!
Gli abusi erano ben peggiori – un'aggressione sessuale quale gli Asti non avevano mai conosciuto: aveva tentato di far loro recitare il rosario.
(14, continua. Traduzione di Ugo Moschella)
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