Anche se non porta alla morte la persecuzione genera martiri
sabato 14 gennaio 2023
C’è un martirio che è molto più sottile e forse più devastante ancora di quello del corpo, che si conclude con la morte. È il “martirio dell’anima”, cioè la limitazione e la perdita della libertà di credere, di manifestare la propria identità e di portare la propria fede agli altri. È un martirio che tanti credenti oggi subiscono ogni giorno nei luoghi di lavoro, negli spazi della cultura, nelle sedi della vita pubblica. La vicenda legata alla figura di san Felice da Nola oggi ci invita a guardare proprio a questo tipo di persecuzioni e a riflettere sull’attualità di questo tipo di esperienza. Vissuto tra il III e il IV secolo, Felice era un collaboratore del vescovo di Nola, Massimo, che fu costretto a fuggire a causa delle violenze anticristiane dell’Impero romano. Rimasto in città, venne catturato e torturato ma, secondo la tradizione, venne liberato miracolosamente da un angelo e portato dal suo vescovo, che, ormai privo di forze, si trovava in un luogo desertico. Riportò quindi Massimo a Nola e riprese il suo ministero sacerdotale grazie a una pausa della persecuzione. Alla ripresa delle violenza, però, Felice dovette nascondersi, riuscendo così a sfuggire a una seconda cattura. Nel 313, infine, poté tornare a Nola, naturale candidato alla cattedra episcopale. Egli però rifiutò e non volle nemmeno indietro i beni che gli erano stati sequestrati, preferendo vivere in povertà fino alla morte. Pur non essendo stato ucciso dai persecutori egli fu subito venerato come martire. La sua storia è giunta fino a noi grazie al racconto di san Paolino da Nola. Altri santi. Beato Oddone di Novara, monaco (1100-1198); beato Odorico da Pordenone, sacerdote (1265-1331). Letture. Romano. Eb 4,12-16; Sal 18; Mc 2,13-17. Ambrosiano. Es 3,7-12; Sal 91 (92); Gal 1,13-18; Lc 16,16-17. Bizantino. Eb 10,32-38; Lc 12,32-40. t.me/santoavvenire
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