mercoledì 23 dicembre 2020
All'antivigilia di questo Natale prendo in prestito una frase di sant'Ildegarda di Bingen che mi sta a cuore: «Tutte le cose che possiamo vedere, toccare e percepire con il gusto sono state create da lui. Ed egli le ha viste tutte in qualche modo indispensabili per l'uomo: per l'amore totale, per la paura, l'ubbidienza e la prudenza in ogni occasione». Ora, fra i motivi di questa faccenda «indispensabile» che tocca da vicino ciascuno, quello della paura è il più affascinante e il più attuale. Una cosa buona, intesa proprio come un piatto cucinato, un frutto, un prodotto, evocano immediatamente l'amore totale ma sono nel contempo un antidoto alla paura, perché il gusto, così come la bellezza, la musica, la poesia, rendono immediatamente più certi. Eh sì, di fronte allo scombussolamento delle nostre esistenze che ha scardinato alcune certezze effimere, c'è bisogno di andare al fondo di una questione: dove sta la felicità? Chi e cosa può riempire la vita, se è vero – come attestano alcuni psicoterapeuti – che la spinta sociale a essere performanti e a dare il massimo ha subito un rallentamento? Leggo ancora la relazione che mi ha porto una giovane psicologa e sottolineo: «Accettare la propria fragilità, invece che cercare di eliminarla a tutti i costi (perché la fragilità esiste e ha un senso), può essere l'occasione di ri-assegnarsi». Non l'avevo mai sentita questa parola del professor Fabiano Bassi, «riassegnarsi», ma suona come uno stato nascente, dove si inizia a percepire il valore di se stessi, sotto una dimensione diversa dal cercare un continuo consenso. Sei già stato voluto, e sta qui quell'andare a fondo che l'occasione del Natale può fare emergere. Ora, leggo che in Italia ci sono 5 milioni e mezzo di volontari e questo esercito silenzioso cresce soprattutto fra i giovani, mentre prima era affollato dagli over 65enni. E penso che anche questa propensione a dedicare del tempo faccia parte di quel processo di riassegnazione reciproca, come evoluzione di due fragilità che si incontrano e capovolgono la prospettiva. Ci sarà anche il dono del cibo, oppure di un piatto, in questa gara di solidarietà, dove spiccano i ristoratori milanesi che domani porteranno in corsia, a medici e infermieri, i loro piatti. Ma il volontariato, che ci mette al primo posto in Europa come ore pro-capite dedicate al prossimo, passerà inosservato agli occhi della politica? Che mentre litiga sembra non aver tempo per pensare, per esempio, a come valorizzare il terzo settore che è in forte crisi. Eppure è un elemento che nasce dal basso e funziona, anche se sembra non riguardare il manovratore.
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