venerdì 2 gennaio 2009
II Domenica dopo Natale

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. [...] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dopo il Natale di Gesù viene il nostro natale: a quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sintesi estrema del Vangelo: per questo è venuto, è stato crocifisso ed è risorto. Ci troviamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto e che avverrà. C'è un potere in noi, non una semplice possibilità, ma di più, una energia, un seme potente: diventare figli di Dio. Il Figlio si fa uomo perché l'uomo si faccia Figlio.
Come si diventa figli? In tutte le Sacre Scritture figlio è colui che continua la vita del padre, gli assomiglia, si comporta come Dio: nell'amore offerto, nel pane donato, nel perdono mai negato.
Diventare figli è una concretissima strada infinita. Una piccola parola di cui trabocca il Vangelo, ci spiega con semplicità il percorso. La parola è l'avverbio come. Che da solo non vive, che rimanda oltre, che domanda un altro: Siate perfetti come il Padre, siate misericordiosi come il Padre, amatevi come io vi ho amato, in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo. Ed è aperto il più grande orizzonte. Non realizzerai mai te stesso se non provi a realizzare Cristo in te. Io non sono ancora e mai il Cristo, ma io sono questa infinita possibilità (David Maria Turoldo). Più Dio equivale a più io. Più divinità in me significa più umanità. Dio è intensificazione dell'umano.
Il Padre genera e comunica vita. Figlio diventi tu quando solleciti negli altri le sorgenti della vita; quando ridesti luce e calore, generi pace e alleanza, ridoni speranza. Dio è amore; come assomigliare all'amore? Nel Vangelo il verbo amare ha sempre a che fare con il verbo dare: non c'è amore più grande che dare la vita. Vita contiene tutto ciò che possiamo mettere sotto questo nome: gioia, libertà, coraggio, perdono, generosità, pane, luce, leggerezza, energia.
In lui era la vita e la vita era la luce. Cerchi luce? Ama la vita, prenditene cura, contiene Dio, da Lui contenuta. Amala, con i suoi turbini e le sue tempeste, ma anche, e sia sempre più spesso, con il suo sole e le sue rose. E poi vai, amorosamente, là dove la vita chiede aiuto, sentendo in te la ferita di ogni ferita.
Ha fatto risplendere la vita, ma i suoi non l'hanno accolto. Io non rifiuto Dio, ma neppure lo accolgo. Questo è il dramma. Rimango a mezza strada, perché so che Dio in me brucia, non mi lascia indenne. Ma se Dio fosse nato anche mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano (sant'Ambrogio).
(Letture: Siracide 24,1-4.8-12; Salmo 147; Efesini 1,3-6.15-18; Giovanni 1,1-18)
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