sabato 3 novembre 2018
L'alternanza scuola-lavoro è stata sostanzialmente smantellata, dopo due anni di operatività. Il triste "annuncio" è fondato sulla versione attuale della Legge di Bilancio, che taglia più della metà delle ore dedicate all'apprendimento in azienda per gli studenti d'ogni ordine di scuola superiore, dagli istituti tecnici ai professionali ai licei, e inoltre riduce in maniera più che proporzionale le risorse stanziate dallo Stato. Come ha prontamente segnalato il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano Gianni Brugnoli, si tratta di un grave errore che rischia di generare un paradosso tutto italiano: «Avere, grazie a Industria 4.0, nuovi macchinari, ma non trovare le persone giuste per farli funzionare».
Un dato per tutti: in un Paese come l'Italia che ha tassi di disoccupazione particolarmente alti per le generazioni dai 15 ai 35 anni, oggi il 33% delle professionalità tecniche richieste dalle aziende risulta "introvabile". Mancano, tra gli altri, operai specializzati, meccanici, montatori, elettronici-elettrotecnici, specialisti delle costruzioni. E alla base di questo mismatch, di questa discrepanza, c'è proprio un sistema formativo che non dialoga adeguatamente con il mondo del lavoro, sia a livello di scuole superiori che di Università: emblematico il fatto che solo il 24% degli studenti si iscriva dopo la maturità a una delle facoltà scientifiche, che pure nei prossimi 10 anni rappresenteranno l'85% dei posti di lavoro disponibili sul mercato.
Non ha senso, dunque, tornare indietro sulla strada dell'alternanza scuola-lavoro, che possiamo considerare il più grande esperimento sociale che la scuola italiana abbia mai conosciuto nella storia e coinvolge attualmente circa un milione e mezzo di studenti. L'alternanza è anche, anzi soprattutto, un efficace strumento di inclusione sociale e di prevenzione dell'emarginazione giovanile, decisivo in contesti degradati culturalmente e arretrati sul piano economico. Del resto sono noti i risultati della Duale Ausbildung, la formazione duale tedesca, considerato il modello di riferimento a livello internazionale nel settore dell'alternanza scuola-lavoro: ogni anno forma quasi 1,5 milioni di giovani tedeschi garantendo loro un tasso di collocamento finale semplicemente straordinario, pari al 95%.
C'è da augurarsi, dunque, che nel passaggio parlamentare sia possibile rimediare a questo errore, almeno per istituti tecnici e scuole professionali. Per evitare che una decisione che sembrerebbe maturata su basi ideologiche, senza una preventiva verifica dei dati e delle esigenze, possa ridurre ulteriormente le chances di trovare un'occupazione dei nostri ragazzi e minare la competitività della nostra industria manifatturiera. Sapendo che tornare indietro rispetto a una decisione sbagliata, prima che sia effettiva, può essere uno dei modi più intelligenti per cambiare il Paese.
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