sabato 9 ottobre 2004
Record di malinteso o di malafede, da tempi di Stalin. Ieri in prima dell'"Unità" lancio - grande foto e 25 righe - di un pezzo interno: "Appello del Papa ai cattolici: in politica per imporre la fede". Resti di sasso: "imporre" la fede? Dunque questo Papa che tante volte ha scritto e detto che "la fede non si impone, ma si propone", ora contraddice 26 anni di pontificato e 30 da cardinale, vescovo e prete! All'interno, p. 6, trovi un altro titolo: "Il Papa: cattolici in politica a difesa della fede". Ben diverso, e si può capire, pur di non prenderlo nel senso che i cattolici si impegnano in politica al solo scopo di difendere la fede: sarebbe non solo riduttivo, ma negherebbe - termine caro alla teologia del Concilio - l'autonomia delle realtà terrene, perciò sia l'autentica trascendenza della fede che la laicità dell'impegno nel mondo. Poi però leggi il messaggio di Giovanni Paolo II alla Settimana Sociale di Bologna - di questo si parla - e trovi che egli ha solo ricordato che "un modello di democrazia autentico e completo, per cui i cattolici debbono impegnarsi, non può contraddire senza gravissime conseguenze la tutela dei diritti fondamentali della persona umana". È qui, del resto, la possibilità di sostenere che Hitler, pur votato dalla maggioranza del popolo tedesco, tradì la democrazia con lo sterminio razziale, la selezione eugenica dei neonati e le sperimentazioni alla Mengele. All'"Unità" qualcuno - magari fermo ai tempi del "patto Hitler-Stalin" del 1939 - non l'ha capito o finge il contrario per dire che Papa e cattolici vogliono "imporre" la fede. Si può sapere quale mente suprema, in redazione, ha deciso quel titolo? A titolo cautelativo.
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