venerdì 12 gennaio 2007
Adesso pendiamo tutti dalle labbra del dietologo (o facciamo finta di farlo). Dopo che ci siamo ritrovati nelle statistiche di chi ha preso due chili dopo le feste di fine anno, siamo più attenti a non sbagliare. Ma sbagliamo lo stesso, perché un regime alimentare non può essere come uno spot, credo, ma deve diventare una filosofia di vita. Il professor Calabrese, da anni, ci distilla una serie di consigli, che sono come  le tessere di un mosaico dove il quadro è la nostra vita. E in questo quadro c"è la domenica sera, quel giorno dedicato al riposo che divide in due le categorie di persone: quelli che odiano il lunedì e quelli che non aspettano altro. Entrambi, però,  alla domenica sera non vorrebbero cucinare. E allora che si fa? Si va in pizzeria. Il problema è che la pizza dilagante, persino consegnata a domicilio col Pony Express, non è più quella di una volta. Oggi ci sono le basi già pronte, i preparati semi industriali da aggiungere ai condimenti dozzinali, fino al pomodoro posticcio che ha perso vigore. Si finisce non di rado per mangiare una pizza gommosa, che rimane sullo stomaco per tutta la notte, dandoci un motivo in più per avere in uggia il fatidico lunedì. Cosa minaccia la digestione quando si mangia una pizza? A cosa dobbiamo stare attenti? So già che il professor Calabrese ci darà il buon consiglio di rinunciare ai bordi. Ma se la pasta non è delle migliori, i bordi della pizza inficiano ancora di più la digestione? A Tramonti (Salerno) che è la patria dei pizzaioli italiani, spartiacque tra la tradizione di Vico Equense di servirla al metro e quella tradizionale cotta al forno (non ho trovato tracce della pizza al tegamino napoletana), conservano i saperi della verace pizza italiana. Per forza, sono 3.000 i tramontani sparsi nel mondo, che nel loro paese hanno imparato a usare buone farine (i mulini di Gragnano sono a pochi chilometri), pomodoro della varietà San Marzano e mozzarella delle migliori, di bufala o di latte vaccino. Questi saperi meritano d"essere codificati con una De. Co., tanto per iniziare. Ce lo attendiamo dal sindaco di Tramonti, dove già il professor Calabrese, in tempi non sospetti, è andato in avanscoperta.
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