domenica 17 giugno 2007
Cultura in pagina: ma a ritmo lento. Il notissimo teologo evangelico Jurgen Moltmann viene in Italia, e venerdì "La Stampa"(p. 43) pubblica con grande rilievo un suo lucido intervento, bellissimo anche nella forma, sul problema del rapporto tra fede cristiana ed evoluzionismo, ma nel sottotitolo annuncia con grande risalto: "Moltmann: fede ed evoluzionismo possono andare d'accordo". Caspita! Come fosse una novità inaudita. Eppure un secolo fa il grande gesuita Teilhard De Chardin, scienziato e teologo, mostrava con la sua vita e con le sue opere la sessa cosa, imitato da decine di studiosi e teologi cristiani, p. es. e stando tra noi da p. Vittorio Marcozzi, gesuita anche lui. E di più: già nel 1951 papa Pio XII nella "Humani Generis" - citata proprio sul tema lo stesso giorno anche dal "Foglio"(p. 5) - affermò la compatibilità tra fede cattolica ed evoluzionismo, ovviamente nella sua declinazione non materialista ed atea, e dovrebbe essere famosa la frase di Giovanni Paolo II che parlando agli scienziati defini l'evoluzione come "ben più che una ipotesi". Meraviglia? Vale anche per "L'Unità" stesso giorno(p. 25), che dà per scontata "l'offensiva della chiesa di Benedetto XVI contro le teorie darwiniane" in blocco e titola: "Che succede se Darwin incontra Dio?" Beh! Non succede niente. Si sono già incontrati. E' già successo tutto. Del resto si sa che Darwin non fu ateo, e mai ha legato le sue teorie alla necessaria negazione di Dio. E allora? Allora spesso i giornali, anche i più illustri, anche nelle pagine in cui sfoggiano cultura, gridano "eureka" e scoprono"l'acqua calda.
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