martedì 26 settembre 2023
Quando Amleto fa il suo ingresso sulla scena del Globe e del mondo, nel 1601, per non uscirne mai più, il pubblico dell’età elisabettiana è avvezzo all’invisibile. Gli aristocratici e gli eccentrici, gli avvocati e gli studenti ricchi che occupano le panche sulle balconate, o addirittura le sedie sui palchi, come i mercanti, i contadini, gli ortolani e i carrettieri che siedono in quella che ora definiremmo platea. Di fronte e di lato al palco dove l’azione ha luogo, questa massa di persone di diverso livello culturale che affolla le rappresentazioni in versi di
giovani e gagliardi poeti, William Shakespeare, Christopher Marlowe, Gorge Herbert, John Ford, Ben Webster, Fletcher e Beaumont, Ben Johnson... questo pubblico da stadio che accorre per sentire il canto dei poeti che hanno portato i loro versi dalla pagina, all’agone umano della voce, al mondo degli istrioni ignoranti e geniali, questo pubblico è fatto di spettatori avvezzi al miracolo dell’evento, all’apparizione, allo spettro, nutriti e sempre affamati di spettacolo...La recita era affidata quasi esclusivamente alla voce e ai movimenti del corpo, lo spettatore era abituato a immaginare lo sfondo e la scena, l’attore era esercitato a evocarglielo con la parola. Per l’apparizione. © riproduzione riservata
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