domenica 22 maggio 2016
Mario e Nadia sono stati protagonisti di una storia di amore che non teme la morte. Mario, appena venuto al mondo, era stato abbandonato dai genitori biologici perché afflitto da una malattia incurabile. I suoi primi sei di mesi di vita li trascorse quasi costantemente sotto i ferri dei neurochirurgi che, malgrado i loro sforzi, non hanno potuto dargli molto più tempo di vita. La morte, infatti, si è portata via Mario quando non aveva ancora compiuto 3 anni.In mezzo però, c'è stato un incontro straordinario. Nadia Ferrari, un'infermiera che lavora nell'ospedale di Grosseto dov'era stato ricoverato il piccolo, lo ha visto per la prima volta quando era intubato e pieno di drenaggi, incapace di muoversi. E da quell'incontro Nadia non ha smesso di amare Mario con devozione di madre. Proprio come se fosse suo figlio. A poco a poco, con la fisioterapia, Mario è riuscito a sbloccarsi e ad assumere posture più naturali. Ha iniziato a bere dal biberon, mentre prima era nutrito con il sondino naso-gastrico. E Nadia restava con lui anche quando non era di turno, per dargli da mangiare e giocare con lui. Era madre prima ancora di fare le carte per l'affido, poi ottenuto. Per i 2 anni c'è stata una festa di compleanno con Mario circondato dalle cure e dall'affetto della mamma, della sorella Alessia e degli amici. L'Arciconfraternità di Sant'Antonio da Padova, venendo a conoscenza di questo grande gesto di amore, ha assegnato a Nadia Ferrari il suo annuale premio Bontà. E lei ha detto: «Preferisco soffrire per averlo amato, piuttosto che non averlo mai accudito».
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