mercoledì 3 febbraio 2010
Capita: pagine tra accordo e disaccordo. Ieri due volte. Su "Repubblica" (pp. 1 e 56/57: "La Chiesa, il potere e il Grande Inquisitore") Scalfari incontra il card. Martini. Dialogo bellissimo, pieno di cose e pensieri sinceri e profondi. Leggi ammirato anche tu, ma alla fine capisci che mentre Martini è aperto, disponibile a confidenza e sincerità totale, Scalfari resta bloccato dal pregiudizio nei confronti della Chiesa come realtà che mette insieme cielo in speranza e caparra e terra in affidamento e missione. Martini piace a Scalfari solo se e in quanto si distacca " a lui pare che si distacchi: e non è vero " dalla Chiesa come tale, mentre Scalfari è accolto da Martini senza pregiudizi, con cordialità insieme umile e forte. In sostanza nel dialogo pare che il "laico" dialogante e disponibile sia il cardinale, aperto a tutto salvo che a disconoscere fede e Chiesa che come tali vengono da Cristo, e il bloccato da rifiuto senza scalfittura sia Scalfari con stima personale nei confronti del cardinale, ma ermeticamente chiuso a ciò che per l'altro è ragione di vita, di speranza, di luce e di amore. Accordo dunque, ma anche disaccordo. Ieri con bis al ribasso per Roberto De Mattei sul "Foglio" (p. 4). Titolo perfetto: «I cattolici che votano Bonino sono gli stessi che non hanno capito nulla di Benedetto XVI». Ma il pezzo risulta poi solo un'accusa che individua tutti i mali nel Vaticano II con la sua riforma liturgica, criminalizza schiere di grandi teologi e testimoni (p. es. Bonhoeffer e Rahner), e identifica fede cattolica e nostalgie tradizionaliste senza futuro. Qui disaccordo secco.
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