venerdì 3 giugno 2011
Al quarto Calcioscommesse in trent'anni risultano inutili, risibili, anche ipocriti i commenti pieni di amaro stupore o di stupita amarezza. Ne son pieni gli archivi alla data (fatidica) del 1980 - con tintinnar di manette - e del 1986 - con richiami alla mafia - e appendici altrettanto scandalose ma "sopportabili"
(secondo sentenze) nei primi anni 2000. Nomi spesso famosi sono stati rivisitati per darsi ulteriore pena e anche oggi ce n'e' almeno uno, quello di Beppe Signori, (detto "Buondi" per la scommessa meglio riuscitagli d'ingozzarsi di panettoni) utile se non indispensabile per dar tono mediatico alla losca vicenda che senno' passerebbe alla cronaca - non alla storia - come "scandalo Paoloni", dal nome di quel portiere carneade che a Cremona metteva i sonniferi nelle bevande dei compagni, anche questa una novità registrata dai media con cinico favore. D'archivio sono anche lo Sgomento del presidente del Coni Petrucci (o di chi per lui a suo tempo), la Vergogna del Sottosegretario Crimi (con predecessori ancor più numerosi) e anche lo Sdegno del presidente della Lega B, Abodi, il quale introduce una novità: chiede i danni; e non si preoccupa - piuttosto - dei danni che potrebbero chiedere a lui, ovvero alla sua Lega, i milioni di sportivi e scommettitori (legali) truffati da un campionato finto-emozionante. Altri Danneggiati& Sorpresi, i dirigenti delle società al centro della truffa, anche quelli che ascoltavano in radio e tivu', e leggevano sui giornali, commenti improntati a spesso ironica, ma anche scandalizzata, sfiducia, sull'andamento di certe gare interpretate dalle loro compagini. Eppoi, il capitano dell'Atalanta, Doni, Impavido, e il calciattore Bettarini, Furioso. L'unico che fa pietà davvero è quel Beppe Signori che pietà invoca quasi in confessione, lasciando all'avvocato di turno l'incarico di definirlo «estraneo ai fatti». Risplende - nelle ore buie dello scandalo - la Calma Luminosa del Cauto Presidente della Federcalcio Abete che dichiara «mi par di capire che l'indagine riguardi tante partite e che non siano coinvolti dirigenti, ma soltanto ex giocatori e tesserati»; poi, come Abodi, minaccia di chiedere i danni. Abete - che conosco da decenni - è una persona perbene e un dirigente - come si dice - prudente. Com'è prudente chi dirige la Lega di A, e beato Maurizio Beretta, il presidente Esperto di Business in fuga verso altri incarichi. Nello scandalo clamoroso di Calciopoli (rievocato quarantott'ore fa dal tribunale di Napoli) Abete non c'era, e se c'era dormiva: fu anzi la risposta istituzionale al dissesto morale di quel calcio e di quei truffatori oggi tornati alla ribalta - con altri nomi, naturalmente - perchè le bande sono in servizio permanente effettivo e prive di controllo. Il punto è proprio questo: oggi non basterà richiamare al vertice del calcio l'ottimo Luca Pancalli, prestatosi nel 2006 a restituire decenza allo sport più popolare eppoi rispedito alla sua benefica federazione; oggi, dopo avere condannato l'inefficienza dei controllori e delle istituzioni loro affidate, si sente la necessità di un Grande Commissario che faccia piazza pulita e affidi il futuro del calcio, pomposamente definito la sesta industria nazionale per fatturato e da decenni votato non più allo Sport ma al Business, a un pool operativo dotato degli stessi strumenti d'indagine e di repressione del Pool Antimafia.
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