martedì 19 aprile 2011
"Habemus Papam": decine di pagine sui giornali e grande successo al botteghino. Ai bei tempi ho seguito i corsi di "lettura" critica dei celebri gesuiti Baragli, Taddei e Arpa, che era anche un amico e che mi fece incontrare Fellini, ma non sono un critico di cinema. Ho incontrato negli ultimi suoi giorni Mario Mattòli, regista di decine di film con Totò. Non conosco Moretti di persona, ma ho visto molti suoi film, da "Ecce Bombo" in poi, ragionando anche su alcune intuizioni felici e profonde de "La Messa è finita" e su "La stanza del figlio". Ho incontrato sua mamma, gentile e colta professoressa, in un dibattito su "fede e politica" a Vietri, molti anni orsono. Non ho ancora visto questo film: mi riprometto di farlo. So che su esso c'è tanta polemica anche su questo giornale e non mi permetto di partecipare. E allora? «Questo Moretti non parla di Vaticano, ma di solitudine» (ieri, "La Stampa", p. 35), e questa è una furbata, e neppure originale. Elogiato come film sulla "fragilità umana"? Va bene: ma se fosse solo questo ce ne sono tanti altri, capolavori e no, e a molti interesserebbe molto poco. Ecco perché - è la furbata - qui si tratta di un Papa, vero catalizzatore di tutte le reazioni, sui giornali e poi ai botteghini. Comunque sia, bello o brutto, semplice o confuso" c'è il Papa! Trovata originale? No: da anni per richiamare attenzione c'è chi deve vantare un "dialogo" col futuro Papa, e vedrete che presto ci sarà qualcun altro, furbo da sempre in proprio, che riscriverà cose già scritte mille volte, ma ora indirizzate come "lettera aperta" ad un Papa più o meno immaginario. Non ci piove: è furbizia! Quanto al film se ne riparla a ragion veduta. E qui "veduta" è il termine giusto"
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