giovedì 29 ottobre 2020
C'è una Napoli che non si arrende alle mafie e neppure agli ultimi paurosi avanzamenti della pandemìa. È la Napoli della cultura, dei libri ancòra freschi e profumati di stampa. Ne è tenace assertore, nonostante le raffinate diavolerìe degli strumenti digitali, Raimondo Di Maio, il libraio stampatore che ha coniugato nel logo della sua casa editrice i massimi colossi, secondo lui, della letteratura e della filosofìa: "Dante&Descartes". Con due grandi passioni nel cuore, il sanguigno Domenico Rea e il biblista Erri de Luca, egli è il primo, in Italia, ad avere realizzato un'iniziativa culturalmente eccezionale. Raimondo Di Maio, che oggi veleggia arditamente verso le sessantaquattro primavere, ha divulgato il meglio della letteratura mondiale con una magnifica collana editoriale creata con il figlio Giancarlo, pure lui libraio: «I piccoli giganti», libretti di cinque per sette centimetri, che hanno successo popolare poiché costano quanto un quotidiano alla domenica (2 euro). Ma non è solo partenopèa la sua gloria. Insieme al coeditore spagnolo Vicente Quirante Rives,"Dante& Descartes" è stata l'unica casa editrice italiana (come "Avvenire" ha già sottolineato) a aver pubblicato, in stupenda traduzione, il poemetto "Averno", prima che Louise Gluck vincesse a inizio mese il Nobel per la Letteratura.
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