“La classe degli asini”, valori e stereotipi
mercoledì 16 novembre 2016
Trent'anni dopo si rivaluta anche un allora contestatissimo ministro della Pubblica istruzione: Franca Falcucci. Si deve a lei il più avanzato elaborato riguardante il problema della disabilità a scuola. Il documento, per la precisione, risale a una decina d'anni prima, a quando la Falcucci, non ancora alla guida del Ministero, presiedeva un'apposita commissione incaricata di svolgere un'indagine nazionale sui «problemi degli alunni handicappati». Fu così che furono abolite le “differenziali”. I meriti glieli riconosce La classe degli asini, intesa come la fiction andata in onda lunedì in prima serata su Rai 1, liberamente ispirata alla storia reale di Mirella Antonione e alla sua lotta per il diritto dei ragazzi disabili di frequentare insieme agli altri bambini la scuola dell'obbligo. Una battaglia lunga e difficile, iniziata alla fine degli anni Sessanta, che portò il Parlamento nel 1977 all'approvazione di una legge che cancellò definitivamente le “classi speciali”. Intenti altamente positivi, dunque, da servizio pubblico, forte messaggio di inclusione, con momenti commoventi, ma anche tanti stereotipi. Interpretata da Vanessa Incontrada e Flavio Insinna con la regia di Andrea Porporati, La classe degli asini ripropone le vicissitudini di un'insegnante di scuola media inferiore con una figlia gravemente malata, dividendo nettamente i “buoni” dai “cattivi”: da una parte, oltre alla protagonista, Mirella (madre amorevole e professoressa accorta), il prof idealista e battagliero, Felice, che vuole mettere il mondo sottosopra, impersonato da un Insinna un po' sopra le righe; dall'altra l'ottuso preside o il perfido educatore di collegio tutti tagliati con l'accetta nel contesto di una Torino da classe operaia, con una forte immigrazione dal Sud, le fabbriche, i quartieri popolari, la contestazione.... Tutto un po' semplificato. Ma forse è il solo modo per arrivare a un pubblico generalista assetato di messaggi semplici e positivi, di personaggi che combattono buone battaglie e riconoscersi in loro. Gli ascolti premiano la scelta di Rai 1 (compresa l'idea di un film tv in una sola serata) con oltre cinque milioni e settecentomila telespettatori e uno share del ventidue per cento nonostante la forte concorrenza della finale del Pechino Express e dello Speciale Grande fratello vip. È un buon segno.
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