mercoledì 4 marzo 2009
«Secondo me»: ci vorrebbe sempre, in capo ad ogni articolo. Sì, anche ai "Lupus", e qui l'ho messo apposta. Dunque: secondo me Pietro Citati, grande scrittore, grande erudito, talora esagera nell'offrire come vangelo (viene bene, come vedremo: sempre secondo me, Ndr.) certe sue personali opinioni che con una sola parola, anche se talora ne servono due, risolvono " secondo lui " questioni bimillenarie. Ieri per esempio su "Repubblica" (p. 1: "Di cosa parla il Vangelo quando parla di vita") esemplare perfetto. Scritto bene, come sempre, ma nel testo mancano " ovviamente secondo me " tanti, troppi «secondo me». Infatti ad esempio il pezzo dà per scontato che «l'Autore del (quarto) Vangelo, forse un discepolo del discepolo che Gesù amava» (e qui per fortuna c'è quel «forse», Ndr) «non provava il minimo interesse per l'esistenza quotidiana, che i nostri cardinali esaltano tanto». Ma davvero? E per ordine. In realtà tutto il Vangelo di Giovanni sorprende per la minuzia di tanti particolari della vita quotidiana spicciola, con esempi clamorosi di attenzione alle piccole cose di ogni giorno. Invece Citati è sicuro del contrario, ma quel che pare peggio è che si serve della cosa per dare la rituale stoccata non ai «cardinaloni» " come un Bossi di tempi passati " ma ai «nostri cardinali», e rientrare così, facile facile, nella «vulgata» di oggi del suo giornale. Il «dotto», dunque, col pretesto del Vangelo di Giovanni, e senza «alcun secondo me» scende dalla sua alta cattedra e si allinea, anche lui, alla polemica sulla bioetica. Deludente! Ovviamente: «secondo me».
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